L'installazione creata da Gianni Caverni e Andrea Marini è strutturata attraverso un percorso di scoperta e ri-scoperta, di nascita e ri-nascita. Due punti di vista alternativi legati al concetto della generazione, della contaminazione attraverso un inusitato e imprevedibile utilizzo di materiali, colori, forme, luci e superfici.
Attraverso i suoi scatti fotografici, Gianni Caverni esprime tutto il suo amore per il soggetto terra: dalla potenza creativa del suo essere anticamente divinizzata nel mito della Madre Terra, al luogo dove prendono vita tutti quei principi nutritivi necessari a creare la natura ed i suoi frutti.
Il fotografo esalta gli "Orti (di) amici", lui stesso afferma: "Gli orti sono la teoria praticata – afferma Caverni – che un disegno ed un ordine esteticamente attento può contribuire a produrre frutti migliori, più buoni. Coltivare orti del tutto personali, tenerli in collo, nutrirli con il proprio latte ed il proprio calore mi è sembrata una bella metafora della cura e dell’amore, anche per se stessi".
Caverni ha ritratto alcuni amici: l’artista Aroldo Marinai, la gallerista Rosanna Tempestini, e l’amico-scultore Andrea Marini, intenti a preservare una preziosa fonte di vita.
In un dialogo antitetico si pone l’opera scultorea di Marini: l’installazione "Concrezione" si manifesta come un essere innaturale che ha tratto linfa vitale dall’habitat stesso in cui si è introdotto sviluppando, attraverso risorse altrui, una propria conformazione fenomenologica.
Vite ri-create, metamorfosi esistenziali, strutture molecolari alterate: Marini evidenzia una rielaborazione eccezionale ed estranea alla natura. Nulla si crea, nulla si distrugge. Tutto si trasforma per mezzo di germinazioni.
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