IL COLORE DELLA MADRE
Mostre, Vicenza, 21 September 2013
La mostra di Annalisa Filippi, nella cinquecentesca villa palladiana di Sandrigo, si presenta come un giocoso viaggio tra antiche forme emergenti da un vivo fondo rosso pompeiano. Si tratta di un percorso in cui le tele si susseguono in un inusuale visione dall’alto verso il basso, verso la terra. I segni di grafite e di carboncino, veloci, energici e sicuri, conducono il nostro sguardo alla scoperta di morbidi profili che via via si fanno più nervosi e dinamici, attraverso i toni terrosi e caldi di una pittura d’azione. Così come in Willem De Kooning e Franz Kline i segni violenti e i colori sgocciolati interpretavano il senso eroico e vitale dell’uomo, benchè straziato dal dolore, in Annalisa Filippi le tele, o la carta, diventano il luogo della lotta tra il limite fisico del corpo e la leggerezza immateriale. Dove le forme nascono dallo sfondo e si fanno spazio per avere aria e vita.
I vasi sono contenitori di terra-argilla lavorata che conservano altra terra. Il travaso tra un recipiente e l’altro ricorda il passaggio di conoscenze e di coscienza, di cultura e di esperienza. Il vaso di terra cotta contiene la stessa terra che accoglie il seme, lo protegge e lo trasforma. È la terra che dà vita.



Il tema del contenitore, del vaso, si trova negli antichi simbolismi della Grande Madre. Si tratta di archetipi, immagini che fanno parte del nostro patrimonio genetico, risalenti all’informazione più arcaica. Il corpo femminile viene spesso simboleggiato dal vaso: è il contenente-contenitore, così come la madre nutre, accudisce e protegge, come l’antro della Terra, la grotta, la caverna. La vasca e il bacile, l’anfora e la coppa rappresentavano la creazione della vita nelle antiche cerimonie religiose. Nella Genesi il creatore diventa un vasaio plasmando l’uomo dalla terra. Mentre la Vergine Maria viene descritta come “vaso spirituale, vaso dell’onore, vaso pregiato di devozione”, “contenitore” per eccellenza perché ha custodito il Figlio di Dio.

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