E’ il senso della Speranza che i cristiani innalzano!
La celebrazione e la benedizione si pone a baluardo del dolore e della penitenza colorata di viola ma anche alle volte di nero l’uno novembre.
Il rito romano è previsto il 2 novembre considerato il 3 nel momento in cui il 2 cada di domenica. Non ancora festività civile ricopre comunque grande importanza l’intrinseco e simbolico suo significato.
La festa vuole che si creda basilarmente nell’esistenza di un’anima dopo la morte del corpo fisico. Partendo da questo essenziale presupposto tutte le anime che non sono riuscite nella loro vita terrena ad espiare ed a purificarsi dei peccati veniali, vengono aiutate tramite il sacrificio e la preghiera dei viventi a raggiungere la Beatificazione sperata.
L’immemorabile tradizione d’origine anche pagana vuole che i morti nella loro nuova condizione immateriale ritornino in questa dimensione materiale e proprio laddove vi è il loro ricordo quindi nelle loro case, e si cibino degli alimenti che i terrestri preparano per loro.
Grandi banchetti si consumeranno dove è risieduta una lunga storia di popoli e famiglie, brulichìo dei luoghi storici.
Il rimodellamento rituale della festività è ampio e temporalmente ritmico riconducendoci al Diluvio Universale a quando Mosè il diciottesimo giorno del secondo mese, corrispondente a novembre per noi, celebra chi è passato nell’aldilà senza la benedizione di Dio.
Quindi questa commemorazione è un atto di grande Amore nei confronti di quegli esseri che non sono stati in grado di sciogliere i loro nodi nel periodo loro stabilito qui sulla terra.
Il popolo “Eletto” per esser eletto doveva star vicino ai bisognosi anche dopo la morte terrena. E’ l’animo sensibile che accomuna tutti i popoli , le razze, i ceti avvicinandoli. Ecco perché non è da considerare un formale rito la commemorazione dei morti, ma molto di più, tanto è vero che anche mutando la sua forma esteriore è vissuto multiforme in diversi luoghi e civiltà.
Halloween il cui nome completo è All Hallows’ Day, significa vigilia di Ognissanti, non è la Commemorazione dei Defunti, è una festività che ha assunto nel tempo una forma laica di “festa del costume”commemorata il 31 di ottobre presumibilmente per volontà di Papa Gregorio IV nell’840 nell’intento di creare una continuità tra riti, così rape o zucche intagliate diventano lanterne per ricordare le anime bloccate nel Purgatorio. Anche in questo caso viola e nero sono i colori rappresentanti con l’aggiunta dell’arancio.
Certo “dolcetto o scherzetto” punzecchia incitando al dare se non si vuole essere maledetti come avveniva similmente nel Medioevo quando la gente povera il primo novembre chiedeva l’elemosina in cambio di preghiere per i Cari Defunti, il tutto sottolineato nella commedia “I due gentiluomini di Verona” di Shakespeare nella lagna del mendicante ad Halloween.
E’ una festa secolare vista positivamente e anche negativamente ma comunque eredità culturale.
Adesso approdiamo nella città dove si festeggiano i morti, Palermo.
“U Cannistru” ancora oggi non manca la notte tra l’uno e il due novembre, cesta piena di frutta secca, martorana, cioccolatini, decorazioni di carta colorata. “A Murtidda” con in cima l’immancabile Pupaccena, “Pupa ri zuccaru”, statuetta cava di zucchero simbolo insieme ai biscotti “ossa ri muortu” (ossa di morto) del trapasso.
Cibarsi di ciò che rappresenta i nostri cari è instaurare un legame eterno, io vivo in te come tu vivi in me.
Mantenere vivo il ricordo tramite la commemorazione è importante perché è importante il significato come sono importanti i detti, i proverbi, i consigli come questo:
Nascondi le grattugie se ti sei comportato male perché il morto viene e ti gratta i piedi!
O : Stai attento, perché se ti sei comportato male i morti ti tirano i piedi!
E quà non c’è niente da fare!
Lidia Bobbone
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