- Bi_personale di Montserrat Diaz e Alexi Paladino -
A cura di Benedetta Spagnuolo
“Non si diventa illuminati perché ci si immagina qualcosa di chiaro,
ma perché si rende cosciente l’oscuro”
Data: dal 19 al 26 Novembre 2017
Vernissage: Sabato 18 Novembre - H. 18:30
Location: Sala Messina (Ex pescheria), via calderai 52, Giarre (CT)
Orari: Tutti i giorni dalle 17:00 alle 20:00
Ingresso libero
Inaugura Sabato 18 Novembre, in Sala Messina (ex pescheria di Giarre, ct), “I Declare My Shadow” la
bi-personale di Montserrat Diaz e Alexi Paladino a cura di Benedetta Spagnuolo; le due artiste sono state selezionate dal curatore tra i partecipanti di uno dei premi internazionali più rinomati: Celeste Prize, quest’anno partner ufficiale di “Artisti italiani”.
La mostra sarà visitabile tutti i giorni fino al 26 Novembre 2017.
Dialogheranno due personalità opposte, ma entrambe travolte da esperienze forti che le hanno cambiate non solo nel loro modo di rapportarsi al mondo ma anche e soprattutto nel loro percorso artistico.
Montserrat Diaz di origine spagnola, vive in Italia, lavora prettamente sul concetto di autoanalisi e lo fa in maniera quasi trasognata e su set ben costruiti; Alexi Paladino artista italiana, anche lei lavora sull’autoanalisi, ma unisce ad essa il concetto di memoria e un percorso fotografico molto più istintivo.
Entrambe sono alla ricerca di una costante consapevolezza sia corporea che mentale, che va ben oltre l’adattarsi a questo mondo, ma si avvicina più ad una coscienza di sé in relazione alle proprie “ombre”.
Nel corso della vita l’individuo opera dei processi di “rimozione” pur di adattarsi alla realtà, tende quindi ad allontanare ciò che non è “desiderabile” e questo viene espulso dal sé fino a non essere riconosciuto come proprio, si forma così l’”Ombra”, definita da Jung, quella zona della psiche che l’individuo non vuole vedere ma che, proprio come un’ombra, lo segue dappertutto.
In entrambe le artiste, l’idea di Ombra è costante ed evidente, e qui questo concetto viene dichiarato attraverso le loro fotografie. Jung tende a dividere l’ombra in due diverse forme, ed ecco che in Montserrat si evince principalmente l’ombra collettiva, mentre in Alexi l’ombra personale.
L’Ombra personale è figlia della propria storia, delle proprie rimozioni, a (di) quei tratti psichici che il proprio ambiente di provenienza tende a far rimuovere. L’Ombra personale può essere intesa come una sacca che ci portiamo sempre sulle spalle piena di tutti quei contenuti psichici, che per le più svariate ragioni, tendiamo a non spendere coscientemente nella nostra vita.
In Alexi quest’ombra personale viene rappresentata dalla sua stessa immagine estrapolata dal passato e legata alla memoria.
L’Ombra collettiva è invece connessa al mondo degli archetipi; questa oltre ad essere collegata con lo spirito del tempo, è inevitabilmente connessa con il tema del male. La presenza delle più svariate figure diaboliche e demoniache, nei miti e nelle culture di ogni epoca e società, testimoniano come l’Ombra archetipica sia ontologicamente legata all’essere umano.
In Montserrat quest’ombra collettiva viene rappresentata attraverso la relazione costante di se stessa con oggetti del quotidiano e animali (fiori, quadri, tavoli, uccelli, ecc.); nonostante le sue ambientazioni appaiono accoglienti alla vista, in realtà celano le ombre più nascoste, queste spesso legate alla sua terra e ai suoi più intimi pensieri.
Entrambe le artiste lavorano così sulla propria ombra e la dichiarano inconsciamente attraverso i loro scatti, così da avere maggiore consapevolezza di sé ed apparire molto più autentiche in relazione al mondo.
(Benedetta Spagnuolo)
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Montserrat Diaz nasce a Malaga (Spagna). Nel 2000 si trasferisce a Milano, dove si laurea in Lingue e Letterature Straniere. Ha sempre avuto una grande predisposizione per l'arte e anche se inizialmente ama esprimersi attraverso la pittura (senza però seguire alcun corso), dal 2014 la fotografia diventa il medio attraverso il quale preferisce esprimere se stessa. Anche in questo caso non ha mai frequentato dei corsi, preferendo un percorso da autodidatta. In questi anni ha approcciato diversi stili, dal minimalista al ritratto ambientato, all’attuale surrealismo, ma sempre inseguendo una linea che richiamasse l’onirico.
I lavori di fotomontaggio rappresenterebbero il desiderio di poter fotografare i sogni. Infatti, se i sogni sono una rielaborazione della vita reale vissuta, nella tecnica del fotomontaggio avviene lo stesso meccanismo utilizzando dei pezzi di immagini appartenenti a diverse fotografie che ritraggono momenti “reali” e offrendo infine un’immagine nuova, un’immagine che non ha il compito di documentare la realtà ma quello di svegliare nel osservatore delle sensazioni latenti e perturbanti.
Per i suoi lavori prende spunti dalla letteratura ispanoamericana studiata all’università, più che dalla fotografia. Ama il realismo magico e il fantastico di Borges.
La sua prima esposizione avviene nel 2016 (2-6 novembre) presso Paratissima nella sezione di NoPhoto curata da Laura Tota. Nel 2017 espone al MIIT di Torino e poco dopo vince il bando di partecipazione indetto da Malamegi Lab grazie al quale espone alla galleria Imagoars di Venezia (5-19 marzo) conquistando il primo premio fra i partecipanti (un contratto i collaborazione con Malamegi consistente in una collezione da catalogo).
Sempre quest’anno la direzione di Paratissima sceglie una sua immagine per la grafica del catalogo G@P (Galleries at Paratissima) e la promozione del evento e le offre uno spazio al Paratissima 2017 (1-5 novembre) nella sezione NoPhoto a cura di Laura Tota.
Lilian Capuzzimato (Alexi Paladino) nasce il 9 Agosto del 1979 a Taranto. Nel ’90 si trasferisce con la famiglia in provincia di Piacenza, per poi abbandonarla a diciassette anni una volta rimasta sola.
Si avvicina prima alla scultura per poi passare alla fotografia, grande passione paterna. Un passato particolare, un’esistenza nomade e turbolenta e l’esperienza della malattia le impediscono una continuità negli studi: autodidatta, si specializza nella stampa con le tecniche antiche. Recentemente decide di abbracciare la fotografia digitale e la stampa gicleé di altissima qualità, e stampa con certificazione Digigraphie Epson con lo di pseudonimo “Alexi Paladino”.
Tutto il lavoro di Alexi si sviluppa su personali riflessioni: la prima è la consapevolezza del vivere in tempi in cui la società percepisce la nostalgia in modo distorto e assieme ha bisogno di identificarsi in una sensazione condivisa da altri, come il ricordo di un’esperienza, motivo per cui il lavoro di Alexi è sempre connotato dall’uso di colori demodé o ricalcando le stampe a contatto monocromatiche;
la seconda riflessione è la non credibilità della fotografia come oggettività, quanto come comunicazione empatizzante di uno stato umano o di una sua percezione condivisibile: per Alexi tutto il mondo è la bolla filtrata dai suoi sensi ed in essa tutto è concretezza ed illusione. Autoterapia ed empatia.
“Alexi ha una visione eclettica di ciò che è la percezione di un’immagine, la assimila, la prende a sé, la mastica con le proprie memorie, con il proprio vissuto e la butta fuori senza limiti; allo stesso tempo appare gelosa delle proprie emozioni, le protegge fino a tal punto che esporle le provoca dolore; quel dolore che è inevitabilmente costante in ogni suo lavoro”.
In collaborazione con: Comune di Giarre e Celeste Prize
Evento a cura di: Benedetta Spagnuolo
Organizzazione: ARTISTI ITALIANI - arti visive e promozione
Media Partner: Edizioni Lapis srl e Bazzeccole / Blog di Claudia Capurro
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