paradossale, è vero, ma per un artista come lui non sembrano esserci dubbi sulla sua
fondatezza. Il titolo della sua prima grande mostra oltreoceano, questo American tautologico
e sintetico, basterebbe a dimostrarlo. Esso racchiude una dichiarazione poetica: “Io sono
americano cioè contemporaneo”. Come spesso avviene in quest'altro polo d'occidente,
l'America è una trasfigurazione, uno specchio opaco in cui l'artista europeo cerca se stesso. In
essa trova il limite che si ripropone ogni volta che lo si valica: un punto zero, lo spazio
mitico del sempre nuovo e del possibile. Ma, oltre al significato simbolico, l'America per
Sampaolo ha anche una sostanza storica. La sua pittura discende direttamente dalla svolta
estetica dell'avanguardia americana degli anni '50, dal suo furore anarchico e innovativo, e
passa per movimenti artistici successivi come la Pop art e la più recente Graffiti art. E infatti,
Sampaolo non è un pittore nel senso modernista del termine, non è un peintre. Il linguaggio
della pittura è solo una parte dell'intero suo sistema creativo. Per l'artista romano l'arte è una
ricerca intesa come processo intermediale che si apre incessantemente alla transitorietà e alla
contaminazione. Certo, nel mondo creativo di Sampaolo il rapporto con il colore e con
l'immagine è centrale, ma la sua pittura è arricchita, trasvalutata dal dialogo con le sfere paraestetiche
dell'oggi (moda, design, comunicazione) per quanto riguarda le sue applicazioni, e
dalla costante e indomita ricerca di convergenza di pittura e nuovi linguaggi, come quelli
offerti per esempio dalle tecnologie informatiche, per quanto riguarda le modalità esecutive.
Insomma, la rivoluzione tecnologica, la nascita di un nuovo sensorio, l'estetizzazione diffusa,
persino l'affermazione della società dei consumi e della cultura di massa appaiono per
Sampaolo un'occasione creativa. Basta restare vigili e soprattutto autonomi, e ciò richiede
una revisione della figura dell'artista, del suo ruolo e delle sue modalità di intervento: non più
arroccato su posizioni difensive e rinchiuso in nicchie più o meno simboliche, bensì disposto
ad apprendere le regole del gioco e a vincere nel loro pieno rispetto. E tuttavia la pittura,
come espressione di un corpo che muovendosi lascia un segno, la pittura come gesto, occupa
ancora un posto di privilegio, sia nel multiforme sistema artistico di Sampaolo sia, come
sembra voler suggerire l'artista con American, nella babele iconica e impersonale della
contemporaneità occidentale.
American di Andrea Sampaolo è perciò una mostra di pittura – benché accolga una videoinstallazione
che restituisce una precedente performance eseguita dall'artista. I quadri sono
32, la maggior parte di essi appartengono al ciclo intitolato Free Zone. Free Zone chiude una
stagione e apre a un tempo nuovo, un tempo artistico ed esistenziale segnato da una
consistente spinta espressiva, in cui la pittura diventa schermo trasparente che accoglie senza
opacità e nascondimenti l'umanità serena e lacerata, fragile e impetuosa dell'artista. Interiorità
ed espressione, essere nel mondo e pratica artistica finalmente coincidono.
Commenti 0
Inserisci commento