Identità che ciascuno costruisce nella propria casa, nella propria dimora, ma che si definisce e completa anche grazie agli stimoli e all’apporto dell’ambiente esterno, quell’ambiente vissuto quotidianamente, che si delinea come lo spazio esteso oltre la propria abitazione, altro da essa ma vicino e ad essa contiguo.
E’ l’azione/interazione/contaminazione con questo spazio di vita, che consente all’uomo di costruire solidamente la propria personalità, e quell’identita’ sociale che è il risultato di esperienze vitali vissute nella propria comunità.
Identità spesso difficile da afferrare, complessa, di non facile lettura. Perché talvolta lo spazio oltre, quello pubblico, circostante, lo si può vivere solo se si indossa una maschera, come arma di difesa contro i pregiudizi e l’ignoranza che domina l’umanità.
Il viso è la sintesi di tutto questo, è armonica lettura della vita vissuta, dove perfino il bisturi non riesce a nascondere le tante cicatrici di dolori ed emozionanti ricordi che solo le imperfezioni di un volto possono rivelare.
“Spazio dell’identità” un luogo dove ognuno di noi può ritrovare il proprio Kairos (opportunità, occasione, momento in cui qualcosa di speciale accade) per meditare su tutto, ma soprattutto riflettere su se stesso.
E’ mio desiderio identificare questo spazio con elementi scultorei che definisco “elementi di arte urbana”: grandi visi che rappresentano noi, gli altri dentro di noi, le molteplici componenti della nostra identità; noi in cerca della nostra autenticità, che ha bisogno di maggiore spazio e di nuove vie per svilupparsi in tutta la sua grandiosa potenzialità.
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