COMUNICATO STAMPA
TITOLO DELLA MOSTRA DI PITTURA: “Il simbolismo nella Pittura Neorupestre”
ARTISTA: Andrea Benetti
OPERE: 42 opere scelte 2008/12
A CURA DI: Dario Scarfì, Gregorio Rossi e Sabrina Collina
LUOGO: Montevergini – Galleria Civica d'Arte Contemporanea di Siracusa
INDIRIZZO: via Santa Lucia alla Badia 11 – Siracusa (Ortigia)
CON IL PATROCINIO DI: Regione Siciliana, Provincia di Siracusa, Comune di Siracusa, Friends of the Johns Hopkins University, Istituto Europeo Pegaso, M.A.C.I.A. Museo d'Arte Contemporanea Italiana in America
INAUGURAZIONE: lunedì 13 agosto > 18,30
Le opere saranno in esposizione dal 13 agosto al 16 settembre 2012
ORARI: 10:00 - 13:00; 16:00 – 20:00. Domenica e lunedì chiuso. Entrata libera
INFORMAZIONI: tel. +39 338 9290128 - +39 931 24902
SITI WEB: www.andreabenetti.com – www.andreabenetti-foundation.org
CATALOGO: “Il simbolismo nell'arte Neorupestre” a cura di Dario Scarfì, Sabrina Collina e Gregorio Rossi – MediaBrain Edizioni – 92 pagine - clicca qui per consultare il catalogo on line
Ore 18:30 > 13 agosto inaugurazione alla presenza di Andrea Benetti
“Il simbolismo nella pittura Neorupestre”
L’arte “neorupestre” di Andrea Benetti non è fatta su pietra né su parete rocciosa: è fatta su tela. Non ci si aspetti, dunque, un artista con le mani callose e frante, munito di martello e scalpello, sudato e sporco di schegge e di polveri. Al più lo insudiciano qualche macchia di olio, o di henné o di colore.
L’arte “neorupestre” è, dunque, una – finzione; una finzione nella quale – per parafrasare Gorgia – è più saggio chi si lascia ingannare.
La pittura di Benetti ci invita a compiere un viaggio a ritroso: una sorta di regressus ad uterum per farci ritrovare il nostro rapporto e l’equilibrio armonico con la Natura, che i falsi idoli della modernità e del progresso fini a se stessi hanno alterato e ci hanno fatto disperdere.
La “rupe”, cui Benetti affida i propri segni e i propri colori, è una rupe finta nella realtà, e che – tuttavia – richiama l’anelito alla stabilità e alla fermezza, alla forza imperitura del messaggio ad essa affidato; l’idea che di fronte al transeunte vi è l’immutabile e che di fronte al sacro vi è il profano.
L’arte rupestre era un atto magico che si svolgeva all’interno di una caverna; al rito partecipavano l’artista-sacerdote e, forse, anche i capi della tribù: i profani ne rimanevano fuori, “davanti” appunto.
Il segno – inciso graffito dipinto – era il rito, chiamato di volta in volta ad ogni visione, a ricreare l’universo simbolico e spirituale. Questo deve fare chi si accosta alla pittura di Benetti: rientrare nella propria caverna, penetrare il simbolismo delle immagini per accedere all’archetipo del quale il glifo è la mera espressione formale.
Benetti, nel ricostruire questo fitto ordito di rimandi richiami e allusioni (ché l’artista, nessun artista, può svelare del tutto: il mistero è, per propria natura, segreto intimo inspiegabile), intende restituire alle immagini la forza della preghiera. Non agli déi, s’intende; una preghiera laica che punta ai più puri sentimenti del cuore per la stessa forza evocativa delle immagini.
Così, anche le forme “moderne” (le macchine, i giocatori di golf, gli aquiloni o le barche a vela), trattate alla stessa maniera di quelle “naturali” (i fiori, i pesci, l’universo o i cavalli), diventano tormentate visioni che si animano e vivono all’interno delle campiture “naturali” delle diaclasi delle “rocce”.
Dario Scarfì
Comune di Siracusa – Assessorato alle Politiche Culturali e UNESCO
Coordinatore del Padiglione “Sicilia” alla 54. Biennale di Venezia
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