L'inquietudine come “luogo” dell'anima: d'inquietudine era intriso il nostro primo respiro quando, uscendo dal grembo materno, ci diede la forza per emettere quel grido disperato di fronte alla vita.
Il tempo ci ha insegnato forse qualcosa ma è già come niente, siamo su un guscio di noce in un mare in tempesta dove nulla è mai come un attimo prima, in mezzo al vento e alle onde, in un vortice senza direzione, è quasi inesistente la possibilità di difenderci e trovare un riparo.
“Andare è come restare e restare equivale a sua volta a vagare: nella perdita, nell'assenza, nella sorgente stessa dell'indefinito e dell'irraggiungibile...” G. Cortenova
La risposta a quello che ci riserva la vita, ciascuno la dà a modo suo, c'è chi sembra mettersi in disparte e si acquatta in mezzo alle cose trattenendo il respiro (opera La Guardiana delle Cose), c'è chi invece fa esplodere la sua acredine e ferisce come l'infido Gerione.
Tutto è fatica e l'essere umano non ha scampo di fronte alla quotidiana emergenza della vita, spesso le nostre scelte si portano appresso sconfitte, spesso o quasi sempre la nostra guerra non conoscerà tregua, neanche quando il nostro sguardo apparirà calmo e pieno di dolcezza (opera Hester).
Il disincanto, la paura per quell'essere che si nasconde, malevolo, dietro a quella enorme tenda grigia (opera La tenda) scava le nostre viscere, forse resteremo qui, immobili, simulando la morte (opera Esile Musa) oppure riempiremo l'orizzonte che si trova alle nostre spalle di bizzarri gatti randagi per riempire il vuoto dei nostri giorni (opera Arcane Presenze).
Rimanga lontano da noi il giorno in cui potremmo alzare il nostro braccio come fece Caino per punire chi cercherà di rubarci il posto migliore e mai ci accada di immergerci per sempre, come fece Narciso, nella pozzanghera scura della nostra solitudine.
P.S Alla fine, qualunque sia stata la nostra scelta, a qualcuno dovremo chiedere perdono.
Maria Grazia Lissa
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