CENERI
Mostra, Reggio Emilia, Reggio nell'Emilia, 12 July 2014
2008



Hai voluto che Attilio facesse ritorno nella vostra casa.

Quella fu la prima volta che andai a ritirare le "Ceneri" di un defunto, ero con te, nonna.

Era inverno, faceva freddo, arrivammo erroneamente in anticipo e aspettammo fuori in rispettoso silenzio.

Ricordo come se fosse ieri quando ti consegnarono l'urna... ti guardai e dissi:

"Nonna siediti su questa panchina, vado a prendere la macchina”.

Tornai e l'immagine che vivrà nella mia memoria per sempre ritraeva te e ciò che ti rimaneva di Attilio, lì al tuo fianco. Mi hai sorriso e sei salita sull'auto preoccupandoti di collocare l'urna al tuo fianco, era ancora calda, ci posasti sopra le mani per scaldarle e ridemmo insieme per il tuo gesto.

Eravamo stranamente serene entrambe, chi l'avrebbe mai detto o immaginato, l'urna disperdeva all'interno dell'auto un odore forte che vi rimase a lungo anche in seguito, insieme all'ironia con la quale affrontammo questa giornata dall'aspetto quasi cinematografico.

Non versammo lacrime e fu tutto semplicemente naturale, oserei dire lieto.



2013



Ho ripercorso la stessa strada per la medesima ragione pochi mesi fa, questa volta ero io che venivo a prenderti e tu non eri al mio fianco… In quest’occasione ero sola.

Hanno fatto uno strappo alla regola esaudendo il mio desiderio, dopo la cremazione, una parte di te si è ricongiunta con il tuo amato e una parte me l'hanno donata.

Anche in questo caso l'ironia mi ha sostenuto e aiutato a sdrammatizzare. L'ironia aiuta.

Come mio solito in ritardo sul tempo, ho preso all'ultimo minuto, da casa, il vasetto che ti avrebbe ospitato provvisoriamente, non prestai particolare cura nella scelta e presi il primo che trovai, era un vecchio contenitore di marmellata trasparente e senza tappo, rovistai tra i vari che conservo e cascò a pennello un coperchio del tonno, lo avvitai e mi avviai all'appuntamento con te.

Mi accorsi solo quando incontrai lo sguardo di Angelo (colui che rese possibile lo strappo alla regola) della scelta impropria e inadeguata al caso. Angelo mi guardò e mi chiese: “Di vetro?” Non ricordo cosa risposi, rammento solo il forte imbarazzo che provai, lui comprese, girò l'angolo e quando tornò il contenitore era rivestito di scotch grigio.

“Quando arrivi a casa sigilla il coperchio ok”? Mi disse Angelo, io acconsentì cosciente del fatto che non avrei mai eseguito il suo ordine, mio desiderio era spargerti nel mio giardino, o così credevo.

Il ritorno a casa fu molto forte, doloroso, confuso, straniante.

Impossibile credere che quelle ceneri erano la metamorfosi del tuo corpo, testimoni della tua definitiva assenza.

Sono favorevole alla cremazione per un'innata repulsione agli spazi stretti, chiusi, claustrofobici, ma non mi è piaciuto quel fumo nero nonna... no, non mi è piaciuto.

Ti ho tenuto tra le gambe per tutto il tragitto, non eri calda ma l'odore era il medesimo, l'ho riconosciuto subito.

Sono otto mesi che ti tengo in casa, non oso compiere alcun gesto, non riesco a lasciarti andare, però nonna, mi sono permessa di togliere lo scotch, volevo vedere e capita che io apra quello sportellino che ci separa per poi richiuderlo barbaramente, sbigottita dalla tua presenza... come capita che io lo dischiuda delicatamente e di sottecchi per osservarti, scrutarti, interrogarti, fiutarti, quell'odore che ho riconosciuto subito, è ancora intenso, è ancora vivo.

Sì... capita tutto ciò molto spesso e oggi, per la prima volta, ti ho messo nella mia borsa e ho deciso, ti porterò in viaggio, incontreremo persone alle quali parlerò di te e staremo insieme ancora un po’ nonna, forse in luoghi dove non saresti mai venuta, ma visto le circostanze... non hai scelta.



"Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma" Antoine Lavoieser



Ho deciso di intraprendere quest'anomalo viaggio, questo progetto, principalmente perché sento molto forte il bisogno di esprimere, elaborare, accettare la morte, non solo quella di mia nonna, la più forte, la più difficile, ma tutte le morti, troppe, che hanno, ogni volta, interrotto, variato, reso difficile e incerto il mio cammino.

Ho appena intrapreso questo percorso e sento già i benefici, utilizzare la fotografia per comunicare, interrogare, condividere e rendere partecipi altri dei propri sentimenti, delle proprie paure, del proprio dolore, cercando insieme di dare una nuova immagine ai nostri tormenti, la vedo come un'ancora alla quale voglio aggrapparmi con forza.

So da dove sono partita ma non dove vorrei arrivare con questo lavoro perché sono certa che ogni persona che ha accettato di collaborarvi, porterà nuove elaborazioni, nuovi punti di vista, ma sopratutto nuove vie d'uscita.

In questo credo.



Federica Troisi

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