NEApolis
Lo sguardo veloce dalla tangenziale scorge solo un agglomerato caotico di pali, travi, arcarecci, lamiere ondulate, lamiere grecate, teloni in pvc, copertoni, giornali, cartoni, tessuti, roulotte paralitiche... solo all'occhio curioso che si avvicina, questi materiali si rivelano: sono piccole composizioni amatoriali che seguono le sole regole di funzionalità, stabilità e accoglienza. Forme archetipiche, monumentali nella loro minutezza, riassumono l'essenza dell'Architettura.
L'assenza di regolamentazione, di tessuto e di contesto urbano preclude a queste micro costruzioni di raggiungere il carattere di dignità dovuto ad una comunità civilmente insediata...
Sono i nuovi slums, gli insediamenti paralleli nelle metropoli occidentali.
Sullo sfondo spiccano gli scheletri esili di tre gasometri, testimoni stanchi di un passato industriale glorioso, ricoperti in occasione dei 150 anni dell'unità d'Italia da una rete tricolore ed infiocchettati da chi di dovere con l'orpello di archeologia industriale...
Archeologia di serie B, invisitabile, preferibilmente invisibile finchè qualcuno non ci mette i soldi per riproporla in chiave disneyana.
“Noi vogliamo cantare l'amor” di una nuova convivenza tra passato e presente, una coesistenza non gerarchizzata, aperta allo scambio in cui le microarchitetture insediandosi nella maglia regolare e rigorosa di relitti urbani ormai privi di senso, diventano la linfa vitale di scenari inediti e inaspettati.
I gasometri diventano la regola per la configurazione di un modo di abitare nuovo ma fondato su abitudini sociali tradizionali: uno spazio a corte che garantisce la proprietà individuale favorendo attraverso gli elementi di distribuzione (scale e ballatoi) occasioni di scambio e incontro.
Noi vediamo la città del futuro come un luogo in cui le singole identità possano convivere dignitosamente, sistematizzate mediante regole archetipiche, regole semplici e rigorose, distillato dei bisogni di ogni uomo.
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