diruptio

foro stenopeico su carta fotografica
Diruptio
"Una serie di eventi casuali (sprazzi di luce, ombre, variazioni di temperatura, piccoli smottamenti della terra) producono un’esplosione in una vecchia scatola adeguata al bisogno. Che resiste. Lo scotch a sigillare il coperchio su cui fa bella mostra un marchio dimenticato, un foro a far da passaggio tra impressioni, una parete bianca sul fondo scuro che prende lentamente forma dopo passaggi di sfumature. Materiali da riciclo con capacità sorprendenti: avanguardia del passato ma con vista lunga e onnisciente, a rimediare ai vuoti di passaggio tra un tempo artigiano e un futuro impalpabile. Lo spazio tra un parallelepipedo in cellulosa e il soggetto prescelto non darebbe che sterili risultati, in fatto di relazioni, se non si decidesse di dar forma nuova e capacità introspettiva al cartone forandolo. Tra i due, dopo un duello silenzioso che si protrae per ore, s’instaura un dialogo impercettibile anche alle orecchie più attente, e che non lascia, di sé, che una traccia, come un’impressione soggettiva, come un residuo significativo di materiale grossolano passato al setaccio, sulla coscienza posticcia posizionata a mano sul fondo della scatola. La possibilità di vedere per la prima volta non può che produrre un’esplosione. Costa fatica, all’occhio, una decifrazione di un prodotto non umano e abbisogna di tempo, il cervello, per interpretarne i segni ravvisabili. La possibilità di entrare in punta di piedi in questo silenzioso dialogo tra creature non viventi fa dell’uomo un privilegiato dell’esistenza. La capacità di penetrazione e intendimento fa di lui un genio, oppure un pazzo, ma il tentativo costante di un’umile comprensione lo rende vivo e rispettoso, capace di abbassarsi e rimpicciolirsi, o di implodere di sensazioni di fronte ad un’esplosione calma e taciturna che non ha tempo, se non quello di una misteriosa posa." Riccardo Calderara