Vanitas
Il nome vanitas deriva dalla frase biblica vanitas vanitatum et omnia vanitas (in italiano “vanità delle vanità, tutto è vanità”), è una locuzione latina tratta dalla versione in latino del Qohelet (o Ecclesiaste). Esso rappresenta la fugacità dell’esistenza, l’inesorabilità del trascorrere del tempo e l’inconsistenza dei piaceri terreni e dei beni mondani. La sua origine deve essere inquadrata nel contesto dell’Europa tardo cinquecentesca ed è strettamente correlata al senso di precarietà che investe il continente europeo in seguito alla guerra dei Trent’anni e al dilagare delle epidemie di peste, al diffondersi della crisi economica seguita alla scoperta dell’America , e al grave scisma religioso e ai turbamenti spirituali provocati dalla riforma protestante. Un particolare tipo di vanitas è la rappresentazione dell’“Homo bulla” (“l’uomo è come una bolla”): un fanciullo, simbolo dell’innocenza e ignaro del significato ultimo della vita, si diverte a realizzare bolle di sapone che si infrangono davanti ai suoi occhi dopo pochi istanti. Il fanciullo è nudo , quasi a rimarcare la sua natura di figura impotente e indifesa. L’accostamento tra la vita umana e le bolle di sapone (fragili e dell’esistenza brevissima) risale all’autore latino Marco Terenzio Varrone, che per primo ne discusse nella sua opera De re rustica (II-I secolo a.C.). Accanto alla riproduzione dell’”homo bulla”, vi è una maschera di Casanova che rappresenta la ricerca ossessiva del piacere fine a sé stesso, il legame con l’effimero e la difficoltà dell’apparire diverso dall’essenza dell’essere, troppe volte caratteristico per chi si lega alle cose inconsistenti e transitorie.
Commenti 2
Inserisci commento