Escher

Escher

Il tema del dedalo, del labirinto, è stato spesso utilizzato nell’arte e nella letteratura, come espressione figurata, come metafora da parte dell’individuo di controllare il suo destino, attraverso il suo libero arbitrio e la propria ricerca libera e indipendente della verità. La fotografia intitolata “Escher” s’ispira – in maniera “citazionistica” - alle “costruzioni impossibili” (ai “labirinti modulari”) dell’incisore e grafico olandese - dei primi del Novecento - Maurits Cornelis Escher (Leeuwarden, 17 giugno 1898 – Laren, 27 marzo 1972) che è divenuto celebre, nel campo accademico dell’arte, per il suo modo di raffigurare spazi e geometrie interconnesse tra loro, nell’intento di provocare, nell’osservatore, un effetto d’intreccio, di confusione e di groviglio, apparentemente non districabile. Siamo, dunque, all’incirca (con queste forme di Maurits Cornelis Escher) alla stessa allegoria della “torre di Babele”, dove il simbolo dell’intreccio originario delle lingue, risponde alla confusione che fu provocata dall’individuo nell’essersi voluto avvicinare, oltremisura, a Dio. Il labirinto manifesta e simboleggia, al tempo stesso (in chiave semantica) l’impenetrabilità del “progetto creativo” di Dio: il Quale ha generato l’universo, la terra, la natura e l’essere umano. Sul piano iconografico e illustrativo si i tratta di un Dio imperscrutabile e inaccessibile, che non può essere raggiunto, in altra maniera, da parte dell’individuo (sul piano fisico in cui egli vive) se non attraverso la sua mente, il suo spirito, la sua anima e la sua intelligenza, che sono anch’esse espressione di quell’“incipit divino” che ha generato il cosmo: equilibrato e armonico, legato a un tempo pacato ed eterno, sganciato dall’irrompere - feroce e cruento - dell’attimo, dell’istante. Anche in questa fotografia intitolata “Escher”, il labirinto assume il significato simbolico di un luogo nel quale ci si può smarrire, salvo che chi vi entra all'interno non possegga quel “filo di Arianna” che lo riconduce - dopo tanto ricercare - al posto di partenza: o come un novello Teseo, capace di esercitare la sua intelligenza per trovare una possibile via d’uscita, o come odierno Dedalo che nel mito antico uscì volando dal labirinto in cui si trovava e che in una moderna “narrazione fantastica” esce, invece, dal groviglio in cui è stato catapultato dalla “prassi storica” e dalla “quotidianità degli eventi, esercitando l’immaginazione e la creatività. Quella stessa fantasia, inventiva, genialità che ha stimolato artisti come Joan Mirò (in “Labirinto”, del 1923) e Pablo Picasso (in “Minotauromachia”, del 1935) ma anche scrittori come Umberto Eco (nel volume “Il nome della Rosa” del 1980) a esprimersi sul tema del labirinto: quale luogo d’attrazione, al tempo stesso, dell’immaginario, del fiabesco, del surreale, del metafisico e del divino.

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Commenti 5

Paolo Davide Manina
11 anni fa
Bell'omaggio a Escher!
Carlo Strano
12 anni fa
Carlo Strano Artista
Molto bella! poi adoro i labirinti
Maria Cristina  Neviani
12 anni fa
Stupenda...
Cat
12 anni fa
Cat Fotografo
Belle oeuvre ! Bonne chance :)
irene demetrino
12 anni fa
irene demetrino Artista
Bella!

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