il tempo, lo spazio, l'inganno
Dario Caria presenta un grande trittico, composto da linee colorate che si intersecano, si scontrano e costruiscono uno spazio sia reale sia simulato di cui risulta difficile tracciare i confini.
Se, in primo momento, l'opera ci appare una proiezione cinetica di luce e colore ad uno sguardo più attento ci accorgiamo al contrario che si tratta di un lavoro pittorico, realizzato con una tecnica tradizionale.
L'artista crea volutamente un pattern ottico ingannevole nel quale la ripetizione modulare, la tessitura fisica, realizzata ad incastro, si traduce in sovrapposizione di spazi, sezionati e divisi tramite linee rette e tangenti.
Ne risulta un'immagine apparentemente virtuale che produce un cortocircuito nello spettatore, in quanto vuole attuare un ulteriore tensione tra realtà e finzione, tra mondi bidimensionali e tridimensionali, tra opera d'arte e lavoro d'arte.
Chiave della sua ricerca è la percezione sensoriale particolarmente riferita al visivo: le immagini, nate dalla rappresentazione pittorica, scorrono velocemente tra spazio e tempo e si convertono dalla materia all'immaterialità del pensiero.
Dario Caria ci spiega così la dialettica tra naturale ed artificiale tra veritiero e finzione: "la velocità, ricerca spasmodica di simultaneità, di ubiquità, è solo un inganno, l'uomo vuole sconfiggere la finitezza della propria esistenza".
Paola Consorti
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