Ma.. Questa non è una bicicletta.

Ma.. Questa non è una bicicletta.

Questo poster deriva da un mio disegno di molti anni fa, avevo 19 anni, era estate e mi ero appena diplomato alla scuola d'arte. Era il 1980. Nel 1917 Marcel Duchamp, con la sua "Fontana" (il noto orinatoio esposto in mostra come fosse una scultura) dichiara l'inizio del '900 ratificando la fine dell'800 con un'operazione "didattica": l'arte è la capacità di vederla (in altre parole, i simboli nascono dallo "sguardo simbolico" di colui che guarda, appunto). Nel 1953 Renè Magritte dipinge un piccolo lavoro: raffigura una pipa con sotto una targhetta che recita "Questa non è una pipa". Un atto "semantico" paradossale che sottolinea come il significato ed il significante non coincidano nel lavoro simbolico dell'arte. Nel 1958-59 Lucio Fontana taglia la prima tela mostrando al mondo il suo "Concetto spaziale". Questo taglio sottolinea un altrove insondabile cui aspira l'artista oltre la pittura. Ma, paradossalmente, sottolinea anche l'incapacità dei più ( che forse ha poi contagiato anche l'autore) a "vedere" gli spazi infiniti e indeterminati cui ci introduce la pittura ogni volta che inventa una nuova "dimensione" partendo da una superficie "concretamente" piana. La "sfida" concettuale di Fontana ha ben altri risvolti sul lavoro "psichico e meta-fisico" di Mark Rothko, che ha iniziato a dipingere "soglie colorate" attorno al 1949 e poi "porte di luce", veri e propri "portali
cromatici" che aspiravano a farci/farlo "accedere" ad un'altra dimensione. Non a caso si suiciderà senza che quel "segreto" esposto davanti ai nostri occhi abbia, forse, illuminato la coscienza di alcuno, o quasi. Nel 1980 io ho tracciato un ponte fra due "significanti" accomunati da un unico "significato" (bicicletta). L'ho fatto con un pennarello Pantone, a punta quadra, nero, su un cartoncino Bristol bianco di cm 50x70. In qualche modo ho "ricucito", col mio pennarello, la tela tagliata da Fontana per recuperare la libertà extra-spaziale delle infinite dimensioni possibili che appartengono alla pittura. Ho "disegnato" un corollario del Teorema di Duchampe, rimasto orfano del suo "fare" l'arte (per via del ready-made divenuto, in seguito, un banale riproporre il medesimo concetto). Il mio lavoro è pregno di concetto ma NON è concettuale perché (come ogni autentica espressione artistica) sintetizza l'indicibile. L'Arte è un linguaggio dell'Anima o non è nulla, solo un giochino di abilità tecnica o concetti fini a se stessi. Questo che vedete non è il "mio" lavoro. È il lavoro che ho stampato recentemente di un ragazzo di 19 anni. Il tempo e lo spazio? Non sono ciò che i più credono!
Roberto Pinetti

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Commenti 3

Roberto Pinetti
11 anni fa
Roberto Pinetti Artista
ERRATA CORRIGE..
"Ne, credo, saranno molti a leggere.."
Roberto Pinetti
11 anni fa
Roberto Pinetti Artista
(PARTE SECONDA) Ne, credo, saranno molto a leggere queste mie righe. Eppure si è fatta largo in me questa triste necessità. Questo ennesimo tentativo di "comunicare" a parole, ciò che andrebbe "sentito" e "conosciuto" per canali più profondi. Prendo, però, atto di una realtà assai meno consona alle mie alte aspettative. E tento un amalgama di parole per trascrivere l'ineffabile! Spero che qualcuno, misteriosamente, possa scoprire questo testo e ri-vedere il lavoro cui rimanda. Grazie. (FINE)
Roberto Pinetti
11 anni fa
Roberto Pinetti Artista
(PARTE PRIMA) Arrivato a questo punto (della mia esperienza umana) mi rendo conto che il SILENZIO, necessario a far fiorire nuova creatività così come a divenire sfondo e "culla" per l'opera che osserviamo, ascoltiamo, gustiamo, è troppo per troppi ancora. Il paradosso è che queste mie parole non smuoveranno una sola anima, se questa non avrà in sé il dono dell'ascolto. (CONTINUA..)

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