Rosso Flegreo
La materia diventa soggetto ed oggetto dell’opera, in quanto possiede un carattere intrinseco in grado di rimandare a temi quali memoria e spazio: la cera diviene, qui, tramite di espressione e linguaggio creativo, capace di suscitare, a primo impatto, immagini di forza viscerale e palpitante. Essa acquisisce una valenza pittorica e crea rilievi che la spingono fuori dalla bidimensionalità del quadro. La cera, in realtà per niente malleabile, se scaldata mostra la sua anima nobile, prestante a modellazione. Una volta riscaldata a fuoco, emergono le tante possibilità di applicazione della stessa: è stata fatta gocciolare sulla tela e, una volta solida, viene infiammata di nuovo per essere modificata, stesa, spatolata o aggrumata.
Il risultato vuole essere testimonianza del solo effetto che ha il tempo sulla materia: la sua fisicità corrotta.
Spazio, tempo, ma anche movimento, sono forme universali della materia. Il movimento della materia è la perenne trasformazione delle cose; dunque, sotto questo aspetto, la materia può non aver avuto alcun inizio. Essere e nulla coincidono. Non c’è un prima ed un dopo rispetto a qualcosa per la quale entrambi non esistevano. Lo stesso vale per il tempo e lo spazio, concetti apparentemente indipendenti, ma il tempo pare una necessità per lo spazio; lo spazio per il tempo pare,invece, una possibilità. Se avessi compreso subito che la materia non è solo spazio-tempo, ma anche movimento, avrei compreso prima che la legge fondamentale universale è quella della perenne trasformazione delle cose.
Riflettendo attentamente, oltre alle caratteristiche fondamentali della materia, altra proprietà risulta la coscienza, ma ad un livello superiore. Coscienza intesa come memoria, o testimonianza.
Nel caso di “ROSSO FLEGREO”, la materia trasformata rimanda alla storia della città di Napoli, spazio di memorie.
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