Bubblision
una bottiglia di sapone. La suggestione deriva dall’associazione tra questo tipo di figurazione e
quella utilizzata dallo studio di architettura PTW Architects per il progetto del Water Cube, la
piscina olimpionica di Pechino. Mi interessava quindi indagare la relazione tra il costruito
dell’uomo e ciò che la natura ci regala spontaneamente. E questa è sicuramente una prima
possibile chiave di lettura derivata dall’aspetto formale dell’immagine. Un'altra è invece ricavabile
dal titolo: Bubblision, ovvero una sincrasi, un portmanteau tra le parole inglesi Bubble e Vision,
quindi visione di bolle.
In questo periodo è molto facile parlare di crisi, è diventata una moda. Purtroppo però la
situazione è effettivamente difficile. Allora credo che tutti quanti abbiamo l’obbligo di fare un
passo indietro, di capire a che altezza del nostro cammino abbiamo preso la traversa sbagliata.
Forse dovremmo prenderci un po’ meno sul serio e guardare il mondo con gli occhi di un
bambino. I bambini guardano la realtà in maniera filtrata, perché troppo piccoli per certe cose,
come si sentono ripetere dai “grandi”. La guardano protetti da una membrana traslucida, diafana
come una bolla di sapone. Guscio quindi, ma anche strumento: le bolle di sapone nell’immaginario
collettivo sono direttamente relazionate al mondo dei bambini come strumento di gioco e quindi
di conoscenza, perché sì, il gioco è strumento di conoscenza, uno dei più efficaci.
Ed io mi vedo un po’ così, un eterno Peter Pan che cerca di comprendere il mondo guardandolo
dalla sua bolla, sperimentando tutto come fosse un gioco. Il resto lo lascio ai “grandi”.
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