a caro babbo e cara mamma - azione partecipata
Tutte le lampade portate dalle persone nella piazza saranno collegate insieme e accese alle ore 17,00.
Il percorso attivato da questo progetto inizia con una mappatura sentimentale dello spazio di lavoro, i due segnali luminosi in corrispondenza dei due cinema portano l’attenzione non solo sullo spazio compreso all’interno di questo perimetro ma su un tempo e su una speranza. Il tempo è quello dell’infanzia dell’artista che originaria del luogo ha trascorso i suoi primi incontri con la cultura grazie all’esistenza del movimento di modernità e interesse creato da e intorno ai due cinema. La speranza è quella di riattivare la loro memoria e il valore della loro tutela come presidi di cultura. All’interno del perimetro tracciato si svolge l’azione partecipativa che rappresenta il cuore di questo progetto. L’artista ha coinvolto un notevole numero di abitanti del borgo, tutti incontrati personalmente, chiedendo loro di portare nella piazza del comune una sedia e una lampada da casa loro. Questo scambio e il coinvolgimento emotivo che ha implicato troveranno il loro momento di festa quando alle ore 17,00 di domenica 9 dicembre l’artista (una volta collegate fra loro tutte le luci) accenderà l’insieme delle lampade. Durante il tempo riservato all’incontro e al coinvolgimento della popolazione l’artista ha scelto di presentarsi vestita di nero, sarà invece vestita di bianco durante l’accensione delle luci. Il passaggio dei colori sul suo stesso corpo, elemento – data la presenza necessaria - primariamente coinvolto nell’azione, dal nero al bianco ha la funzione di segnare il passaggio dal momento dell’incontro, intimo e profondo nel senso di ciò che si fa e delle sue ragioni al momento della sua dimensione pubblica. Dare luce, accendere una luce, nello spazio della presenza che la sedia sintetizza, ha la funzione di mostrare un possibile virtuoso incontro tra la dimensione privata e quella pubblica comunitaria nell’ordine della condivisione e del ripensamento collettivo di una possibile riappropriazione dello spazio della piazza come centro simbolico del borgo, del suo presente e della sua storia.
Il percorso dell’installazione, continuando questo movimento di analisi del rapporto privato/pubblico, individuale/collettivo, dentro/fuori, che trova un’eco nella scelta idiomatica del titolo, termina nello spazio della galleria. Qui la proiezione della lampada, sintesi dell’azione compiuta in questo progetto, sulla parete della biblioteca comunale, a sua volta luogo simbolo della conservazione della memoria e del valore della cultura, unita alle voci riprodotte delle persone incontrate dall’artista ricrea e definisce come lavoro artistico la circolarità di questo progetto. La vita circola, la dimensione personale e relazionale acquista un valore nella ridefinizione di quella collettiva, la piazza, le sedie e le luci creano insieme un ambiente sentimentale e mostrano, come un’illuminazione imprevista e fortuita, la visione di slancio e d’amore dell’artista.
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