GOJKO
Journal. Scatto rielaborato, gamma cromatica composta da bianchi, neri, grigi, rossi.
L'immagine nasce da una foto scattata al teschio del finto scheletro che si usa nelle
aule di disegno e di anatomia per artisti. Lo stesso scheletro in plastica che
generazioni di pittori copiano e ricopiano per far le tavole di copia dal vero. Un tema,
quello delle ossa umane, che riceve non poche contestazioni. Chi lo vede come
un'icona macabra insostenibile per la sensibilità degli spettatori. Chi lo vede come un
memento mori. Chi lo vede come un'immagine dal fascino sempiterno e irresistibile.
In effetti un tema sempre verde. Il teschio della mia opera è una beffarda
interpretazione della morte sorridente, che si rivolge ai vivi ridendo dei loro affanni.
La poesia scritta dal poeta bosniaco Gojko (un personaggio letterario della
Mazzantini) usa la stessa ironia per descriverci la vita, i nostri bassi desideri umani.
Vita e morte si sovrappongono e si compenetrano, mentre assumono sembianze simili
e restano sospese, in leggerezza.
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