Nostos

Nostos

Fotografia Digitale, Ritratto, Figura umana, Digitale, 80x48x1cm
Le foto della serie 'nostos' (ritorno) fanno parte di un lavoro sul tema della maschera. Cercando, in ciascun soggetto, una sorta di essenzialità unica e, al medesimo tempo, stratificata, ho sperimentato varie tecniche fotografiche. Alcune di esse, come ad esempio il light painting, giocano intenzionalmente con l'imprevedibilità del risultato. In taluni casi, tuttavia, è proprio l'errore ad imporsi come elemento creativo.

E, infatti, ciascuna delle immagini di 'nostos' nasce da un errore; come nel caso delle maschere doppie, cercate come “diluizione” progressiva dei lineamenti nel tempo, che si presentano invece, per via di un movimento improvviso del soggetto, come dispersione dell'unicità individuale nella frammentarietà delle maschere indossate.

È lecito considerare che un'opera del proprio ingegno possa avere origine in un errore tecnico? Si direbbe una contraddizione; credo che sia un diritto dell'artista, il quale deve però almeno accettare due condizioni: la prima consiste nel distinguere chiaramente tra scoperta aurorale e semplice coincidenza: senza questo spartiacque, qualsiasi valore aleatoriamente generato non potrebbe che tornare a perdersi nel caos primordiale da cui era, fugacemente, emerso. La seconda, altrettanto importante, è quella di accettare che la nuova creazione possieda un'identità propria, differente o perfino in contrasto con le linee che avevano guidato l'ispirazione iniziale.

Nel caso delle maschere di 'nostos', ad esempio, la cercata diluizione dei lineamenti nel tempo (un caos entro cui riposasse l'individuo) si è trasformata nel contrario di sé: la dispersione di un volto coerente nel susseguirsi di maschere espressive, antinomiche e incapaci di comunicare.

Si tratta ancora di un ritorno? Se sì, lo è in un modo diverso rispetto a quanto prevedessi inizialmente. Perché, in questo modo, il ritorno non si presenta come memoria di un'appartenenza, ma come riconoscimento di una volontà narcisista, diretta verso il deterioramento e la distruzione di sé.

Tra le immagini di 'nostos' è riconoscibile una maschera appesa ad un presente assoluto, un volto “segnato” da una serie di linee parallele. A produrre queste linee è stata la combinazione fortuita di un videoproiettore a basso costo e dell'interpretazione, da parte della macchina fotografica, dei pixel proiettati. L'immagine (quella di un'esplosione) che ad occhio nudo intercettava il volto della modella, è stata del tutto cancellata.

Il volto di un'attesa al di là del tempo è invece quello di una maschera sommersa, imprigionata oltre un'increspata superficie d'acqua. La luce laterale, non diffusa, ha messo in risalto le pieghe (quasi impercettibili ad occhio nudo) del telo. Questo elemento avrebbe certo potuto togliere magia al lavoro, rivelare il set: cancellare l'impressione di un volto irraggiungibile e fuori dal tempo.
Invece, proprio perché più “rivelata”, e dunque più onesta, l'irraggiungibilità del volto è apparsa con maggiore intensità. Non si trattava più di del ritorno a un non-luogo impersonale, ma di una condizione esistenziale tragica e assoluta: l'esistenza di una linfa vitale solo apparentemente raggiungibile.

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Commenti 1

Nimoe  Bi
11 anni fa
Nimoe Bi Fotografo
bellissime!!!!

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