Queens
L’Alberti non storcerebbe il naso per questo bel palazzo dai tratti “umani”. Il resto della foto lo fa la strada, come sempre.
(M’inteneriscono i pali del telefono, come sono qui, che sono generalmente, veri e propri tronchi d’albero, affatto lavorati e dove si notano e ben visibili di solito le protuberanze dei rami e i segni chiari del legno vivo. A volte s’intravedono crivelli di un bel ferro arrugginito e cavi a penzoloni, il tempo fa da accumulo, scorie)
[Mi piaceva (ciò che mi ha suggerito a fare la foto) a specchio la striscia bianca quadrata all’incrocio, sembrava la proiezione, l’alter “ego” dell’edificio, volendo dare “parola” alle cose, alimentarle a sentimento: una scrittura sul prossimo futuro di questo genere d’abitazioni, l’inesistenza.
Da notare, anche, i quattro pedoni (con me), agli angoli del quadrato a completare il senso e la ripetizione e una certa mia, credo, auto ironia nell’indicarmi. Magie scenografiche alla “Brunelleschi”… un poco pedanti]
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