COEFFICIENTE SPAZIO 4
Sviluppo dell’installazioni in 4 fasiFerro nero acidato a morsura, ferro bianco acidato a morsuraInstallazione di 24 lastre con differenti disegni, dimensioni 100 x 70 cm spessore 2 millimetriVideo fotografico
“Ciò che è pieno è incredibilmente vuoto, ciò che è vuoto è incredibilmente pieno”
Questa installazione nasce dalla rielaborazione dei particolari fotografici del nuovo corpo architettonico dell’Università Bocconi di Milano, realizzato da Y. Farrel e S. MacNamara dello Studio Graftton Architects, ha attirato la mia attenzione per il particolare sviluppo della massa plastica. Dove la costruzione di vuoti e pieni è sentita come in un corpo scultoreo, in relazione allo spazio urbano che la circonda. Non solo attraverso l’articolazione dei volumi che compongono l’edificio ma anche nei corpi a rilievo della facciata. L’analisi della relazione tra pieno e vuoto, che porta in evidenza la materia Spazio è il primario concetto su cui si articola la mia ricerca artistica. La relazione tra il pieno architettonico, come forma costruita e il vuoto del luogo, urbano e naturale, rendono manifesto lo Spazio, vera materia plastica. Il progetto installativo è nato con la realizzazione di alcune lastre di ferro nero e bianco di varie dimensioni acidate a morsura, rappresentanti scorci parziali e macro di particolari dell’edificio, in alcuni casi unite a parole chiave implicite alla forma, dove la deformazione prospettica della mappatura fotografica ha accentuato le forme angolari della struttura. Giungono così a una astrazione analitica del soggetto. Questa prima fase mi ha consentito di appropriarmi del linguaggio segnico dell’architettura.Successivamente ho realizzato 12 lastre in ferro nero, acidate a morsura in cui ho riprodotto, mischiandoli, particolari più o meno ravvicinati della facciata. Un’analisi sulla relazione interna a una superficie di lastre a terra dello spessore di 2 millimetri che si relazionano con il vuoto che le circonda. Ho creato un luogo, uno spazio percorribile dove aprire un dialogo tra lo spettatore e l’opera. Permettendo una fruizione attiva, dove la riflessione tra pieno e vuoto è moltiplicata esponenzialmente dai frammenti di immagine che ne manifestano la relazione. Il Coefficiente Spazio “quantità nota che premessa a un’altra, la moltiplica”, permettendoci di percepirla e viverla. In seguito ho prodotto altre 12 lastre in ferro bianco, con i medesimi particolari fotografici ma inchiostrando di nero le parti corrose e lasciando chiara la superficie. Evidenziando una differente relazione grafica. In ulteriori spazi l’installazione è mutata, trovando altri modi di relazione con il luogo.Successivamente, le lastre, da superficie piana diventano tridimensionali formando un parallelepipedo all’interno della composizione e in seguito due. Articolandosi in due composizioni che dialogavano con lo spazio del luogo della mostra. Nell’ultimo allestimento l’opera si è ampliata con la proiezione di un video a tutta parete, composto da una selezione di 8 scatti fotografici utilizzati per la creazione delle lastre. Ogni scatto è stato doppiato e posto speculare allo stesso, polazizzandone i grigi della fotografia e creando quindi nuovi volumi architetturali che evidenziano l’angolo di un ipotetica nuova forma plastica.
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