Un linguaggio inaudito (Hearth)

Un linguaggio inaudito (Hearth)

Primo elemento: Un linguaggio inaudito (Pennarello su carta)
Interrompere l’automatismo che ci impone il presente delle definizioni, ci impone di rapportarci alle parole, alle cose come se fossero scontante, significati-vuoti. Quale meraviglia avvertiamo quando ci ritroviamo nel cortocircuito di questo meccanismo, quando improvvisamente le parole e l’esperienza risultano leg- ate come onomatopee? Quando accade sentiamo l’esigenza di ritornare al principio, la logica significativa del vocabolo è infatti solo l’ultimo passo di una lingua. Alla radice di una parola la volontà creativa pone il valore di un azione poetica, in senso letterale. Il concetto nasce con la parola perchè essa all’origine se ne fa simbolo culminante, volta sintetica. Poi le lingue si depositano e i vocaboli smettono di nas- cere. E allora bisogna sforzarsi di mantenere vivo il carattere logico-poetico della logica linguistica.
Consapevole e orgoglioso del proprio operato l’intellettuale non lo è altrettanto del momento strumentale del proprio fare, eppure scrivendo pratica una tecnica, manipola materie, la pagina scritta è un fatto grafico e agli occhi di chi ignorasse la lingua in cui è scritta non sarebbe altro che un disegno. “Un linguaggio inaudito” è un testo scrivibile ma non ha la necessità di essere leggibile, è un disegno di parole prime.
<<Ho una malattia io vedo il linguaggio, ciò che dovrei soltanto ascoltare, una strana pulsione, perversa, in quanto il desiderio si sbaglia di oggetto, me lo rivela come una visione>> la visione, significante svelato.
Secondo elemento: Hearth (Bronzo patinato a fuoco)
La parola si modella, si impasta dalla sua forma, dalle lettere sparse che sono diventate estranee, si modella e sublima attraverso la comunione e la vicinanza degli elementi di cui è intimamente composta. La parola Hearth, focolare, letto di fusione, intimità, viene formata con le mani da una lastra di creta, in modo da creare una specie di crogiolo di terra, viene poi racchiusa in una forma di cera, preparata in un involucro di gesso, e messa nel fuoco, disciolta e nella cavita della sua assenza riformata da met- allo di fuoco prezioso. Essa è prima parola poi intimità poi letto di fusione e poi fuoco e poi crogiolo.
“Qui rivivono le parole”, si riforma il significato nel senso, nel principio, dal “procedimento alchemico” insito in essa, dal principio esperienziale e l’immaginazione che l‘ha originata, realmente ciò di cui è fatta una parola.

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