Jesus blood never failed me yet
L'opera presentata viene esposta tramite una raccolta di object trouvé: spazzolini, denti, dollari americani, uniti in una composizione dall’eccentrica casualità dada che raccontano, come un diario di memorie, la triste storia di un esistenza dimenticata. Ho immaginato che uomo e donna si siano separati. Lei però continua a cercarlo; ma invano, perché l’uomo, lasciatosi andare, per rifiuto o per solitudine, si è ritrovato per strada, senza casa e affetti. Nell’opera lei continua a bussare alla porta che crede sia ancora l’abitazione del suo ex-amante: ogni volta che lo spettatore si avvicina alla composizione-vetrina, la donna parla, cerca il suo amante, esterna le sue emozioni. Alla presenza fotografica corrisponde l’assenza reale della coppia; di lei abbiamo solo la voce...
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