Denaro santo
Il denaro non è solo ciò che è ma è anche tutto l’immaginario che ad esso è legato. E’ una cosa “sporca” per le implicazioni negative del suo uso, per i furori che può suscitare, per il suo essere associato con il potere, le fortune, le crisi, le disgrazie. Distrugge, certamente, ma può essere anche possibilità di riscatto, di libertà, indipendenza, di giustizia, possibilità di cambiare le sorti, le fortune in terra, possibilità di una dignità, possibilità di vivere, di dare serenità ecc. Il potere del denaro non si dà in sé, ma è esattamente quello che noi riteniamo di dargli, simbolicamente e realmente parlando; il suo “uso” si qualifica in base al tipo di relazione che intendiamo costruire e sviluppare con esso: il denaro prende la strada che gli diamo e assume il ruolo che gli attribuiamo, esprime il nostro orizzonte esistenziale e relazionale.Il gesto simbolico di “lavarlo” apre un orizzonte di senso differente: lo “libera” dalla sua storia negativa e lo può far diventare strumento di abbondanza, di felicità distribuita e condivisa. Il denaro può tornare ad essere ciò che noi vogliamo sia, attraverso una “scelta”, un gesto concreto che cambi il nostro rapporto con esso. E dopo questo gesto, quale diventerà il nostro modo per rendere santo il denaro? Come faremo noi che guardiamo ed entriamo nei senso metaforico dell’opera, a farlo diventare strumento di giustizia e di libertà reciproca e non strumento di discriminazione o abbrutimento?
Antongiulio Zimarino
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