Se c'è una colpa è della pioggia
La realtà a volte è talmente assurda che non si può fare a meno di raccontarla. In questo caso si tratta di una tragedia che ha sconvolto la vita di varie persone, nell'intimo e nel privato. Ma il fatto è stato talmente agghiacciante e clamoroso che è diventato dramma pubblico e collettivo da trasmettere in tv. Ne sono stato talmente colpito da rubare delle immagini video per farne un'opera che ne ricordi il dolore e inviti a riflettere sulle cause che lo hanno determinato. C'è una ragazza morta ed una viva schiacciata da una responsabilità enorme: aver infilato la punta di un ombrello rosso nell'occhio dell'altra. C'è un tentativo di fuga dalle conseguenze di un gesto violento ed inatteso, tanta paura e tutto il rischio di vivere. Da qui la condanna ricevuta e il carcere. Doina dice di esser morta anche lei quel giorno insieme a Vanessa e chiede perdono. “Si è trattato di un terribile incidente”, recitano i cronisti. Due vite sconvolte sulla scena del grande teatro della vita che comunque continua la sua corsa ed il suo farsi sostanza dei ricordi.
Se fosse un'invenzione letteraria sarebbe Noir o lirismo tetro. L'autore cercherebbe di descrivere l'intreccio di fatalità e coicidenze che muovono e determinano la realtà. Io ho immaginato di poter far sparire quell'ombrello e farlo ricomparire nel mondo degli oggetti smarriti, bagnato dalla pioggia di sangue di quel triste giorno. E ho immaginato che Vanessa e Doina si sfiorassero appena, scambiandosi frasi gentili.
Se ogni frattura prevede una fragilità, cosa è veramente successo a queste due ragazze?
Io gli dedico queste immagini, per non dimenticarle.
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