Il Grido del Mondo
La storia dell’Arte Sacra contiene innumerevoli immagini del Sofferente (il Christus patiens): la testa è reclinata sulla spalla, mentre il corpo è incurvato nello spasimo dell’agonia. Da duemila anni gli artisti s’interrogano su quanto sia veramente accaduto sul Monte Calvario. I loro quadri rappresentano modelli interpretativi per chi li guarda. Gli artisti classici ricompongono il mondo tramite la bellezza, gli espressionisti - invece - lo scompaginano, lasciando a chi guarda l’Opera il travaglioso compito di rimetterne insieme i pezzi. Ne Il grido del mondo, il Maestro Croce - sotto l’apparente copertura della bellezza - manda il mondo nuovamente in frantumi, tramite la vibrazione dell’Eloì, Eloì, Lammà Sabactani. Il puro agnello sacrificale avverte che si avvicina l’istante in cui lo spirito si ritrarrà dal corpo che sta per essere raggiunto dalla lancia scagliata dall’odio.
Il dinamismo dell’azione è raggelato nei due successivi momenti della Rassegnazione della vittima predestinata (la figura al centro del quadro, nel buio a destra) e dell’ultimo interrogativo Grido del mondo (Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?) - che tuttora attende una risposta.
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