NOLI ME TANGERE
Nel lavoro di Cristina Papi la dimensione affettiva, l'indagine dell'io e degli spazi domestici, l'attenzione al gesto nella sua dimensione di ritualità e all'oggetto in quanto sedimento di vissuto quotidiano e di memoria, conducono l'artista ad esplorare e trasformare, come in un procedimento alchemico, pezzi di mondo interiore, privato e personale. In un viaggio sentimentale à rebours Papi ricostruisce frammenti di un discorso e di un percorso psicologico ed emotivo grazie al quale instaura un dialogo senza soluzione di continuità tra passato e presente, particolare e universale, interiorità ed esteriorità. Il passato lascia tracce di memoria che diventano frammenti di una storia consegnata ad altri per potersi vicendevolmente conoscere e riconoscere in un'immagine riflessa allo specchio, aprendo un flusso di comunicazione con nuove storie ed esperienze in un gioco di rimandi e suggestioni molteplici. In Noli me tangere foto di interni, di salotti buoni dal sapore retrò e di suppellettili anni '50, sono stampate su supporti in plexi e assemblate con dettagli oggettuali concepiti come frammenti di un'archeologia del vissuto che instaurano una relazione semantica con l'immagine fotografica. A tratti sembra di percepire la poetica delle piccole cose evocata dal poeta Guido Gozzano ne La signorina Felicita: scorci di ambienti lindi, ordinati, decorosi, nei quali gli oggetti hanno il sapore prosaico e riconoscibile di domeniche passate in famiglia, ma gli spazi sono anche connotati da un'atmosfera implosa e da un'aurea crepuscolare. I luoghi recano tracce di un passaggio ma, privi di presenza umana, registrano l'inquietudine dell'assenza.
L'ambiente domestico e il passato vengono cristallizzati dall'artista in uno scatto e fissati in una dimensione privata intangibile che, distante nel tempo e nello spazio, separa ed esclude lo spettatore, ma al tempo stesso è in grado di evocare memorie appartenenti a percorsi individuali.
Federica Mascagni
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