Jeremy Smith
Il Giudice Thomson gettò un’ultima rapida occhiata alla fotografia prima di riporla definitivamente nel fascicolo da inviare all’archivio del tribunale.
All’inizio del processo per l’efferato omicidio di Jeremy Smith, non avrebbe mai creduto che proprio quegli undici volti di donna, ritratti in modo così insolito, sarebbero stati la chiave per risolvere il caso.
O meglio, sarebbe forse più corretto dire “quei dieci volti di donna” perché fin dall’inizio del procedimento la tesi del Procuratore Caine era stata che quello seduto a terra in basso a destra fosse in realtà un ragazzo. Si sarebbe trattato proprio del povero Jeremy in abiti ed acconciatura femminili all’età di circa dieci anni.
Esaminando il cadavere, il Medico Legale aveva stimato l’età della vittima intorno ai vent’anni, ma la somiglianza dei tratti del suo volto con quelli del ragazzo nella fotografia era ancora davvero strabiliante. A suscitare i sospetti di Caine era stata poi anche quella particolare posa assunta per lo scatto. Il gomito appoggiato in modo così disinvolto sulle ginocchia della signora seduta al centro non sembrava certo proprio di una giovanetta.
Tanto gli era bastato per basare le indagini sull’identificazione dei volti di quelle donne.
La fotografia era stata trovata nel doppio fondo di una valigia all’interno della squallida camera che Jeremy aveva preso in affitto in città insieme ad una certa Cecil Tailor qualche mese prima. Questo era quanto aveva testimoniato la portinaia dello stabile, che affermò anche di riconoscere con sicurezza Cecil da giovane nell’immagine della ragazza seduta a terra in basso a sinistra.
L’anziana donna sostenne inoltre che il giorno stesso in cui Jeremy fu trovato riverso sul pavimento in una pozza di sangue, gli occhi sbarrati e la gola lacerata da uno squarcio profondo, un’altra donna era salita in camera da lui ed aveva discusso a lungo ed animatamente con l’uomo. L’aveva anche vista bene in viso quando era uscita in fretta dall’ingresso principale dell’edificio e credeva di riconoscerla senza ombra di dubbio nella ragazza seduta vicino alla donna al centro della fotografia.
La sera stessa, rientrando come ogni giorno dal suo servizio presso una facoltosa famiglia della zona, non appena entrata in casa Cecil aveva lanciato un unico, eterno, altissimo grido ed era fuggita via correndo giù per le scale, per poi dileguarsi definitivamente dietro l’angolo in fondo alla strada, a quell’ora ormai già completamente avvolta dal buio.
Non fu difficile invece rintracciare Judith Brown, la donna che aveva scritto la lettera di presentazione servita a Cecil per ottenere il lavoro. Chiamata a testimoniare in tribunale nonostante la paresi facciale che le aveva sfigurato il volto e le rendeva il parlare lento e difficoltoso, Judith ammise di aver avuto Cecil al proprio servizio negli ultimi anni.
Negò però risolutamente di aver mai avuto nulla a che fare con quel Jeremy e tanto meno di riconoscere se stessa e la propria figlia Amanda nelle persone ritratte al centro della fotografia.
Infine, pur sofferente fin dall’infanzia di ricorrenti attacchi isterici, che apparentemente non le impedivano però di condurre una vita normale, Amanda fu chiamata a sostenere il proprio interrogatorio come unica imputata per l’omicidio di Jeremy. In risposta alle incalzanti contestazioni del Procuratore si limitò a pronunciare solo qualche incomprensibile parola.
Per la maggior parte del tempo rimase chiusa in un silenzio impenetrabile, continuando a fissare lo sguardo nel vuoto.
“Questa fotografia – sostenne Caine rivolgendosi alla giuria popolare nella sua arringa finale – è la prova inconfutabile della colpevolezza dell’imputata. E’innegabile infatti l’esatta corrispondenza dell’espressione smarrita che chiaramente potete ancora oggi vedere nel viso di questa donna con quella della giovane ragazza seduta nella fotografia al fianco della madre”.
“Nato da una relazione illecita – proseguì il Procuratore presentando la ricostruzione secondo lui più plausibile della vita dell’uomo – Jeremy fu adottato in tenera età da Judith Brown ed allevato come una seconda figlia insieme ad Amanda. Fin da bambina lei se ne era innamorata perdutamente e quando Jeremy se ne andò con Cecil in cerca di fortuna lei continuò a cercarlo per anni. Quel giorno, rintracciatolo nella camera in affitto, Amanda gli confessò il suo grande amore e lo pregò inutilmente di interrompere la relazione con Cecil. Fin tanto che, di fronte al deciso rifiuto opposto dell’uomo, presa da un improvviso raptus di follia barbaramente lo uccise ”.
“Ed osservate ora attentamente i volti delle altre sette donne ritratte nella fotografia” concluse Caine aumentando il tono e l’intensità della sua requisitoria. “Vi apparirà in modo lampante la sordida natura dell’ambiente in cui questa squallida storia ha avuto inizio. Guardatele bene in viso. Una ad una. Si tratta in modo evidente di prostitute che assicuravano i loro bassi servigi in una casa di tolleranza tenuta proprio da Judith Brown. Fu in un luogo malsano e perverso come quello di un bordello che il povero Jeremy fu costretto a crescere.
Fu nell’atmosfera pervasa di desiderio carnale testimoniata dai volti di queste donne che maturò la turpe passione di Amanda e il suo tragico desiderio di vendetta”.
Lentamente, i giurati popolari si passarono la fotografia di mano in mano.
Poi, in silenzio, si ritirarono in camera di consiglio per emettere il verdetto.
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