Look at me
Look at me mette in scena il taglio di una barba da un balconcino sito al 1° piano di un palazzo nel centro antico di Napoli. Due boccali aspettano come reliquie barba e capelli rimandando alla teca che custodisce il sangue di S. Gennaro patrono di Napoli e al miracolo che si verifica ogni anno. La bandiera azzurra della squadra di calcio del Napoli, gli oggetti, le forbici e le spazzole dicono e raccontano, e veicolano storie e percorsi possibili.
Emergono le sonorità della natura, delle cose, della città.
Nel finale una risata dissolve il simulacro.
L’essere umano è esso stesso materia, creta, marmo e il ritratto contemporaneo viene modellato dagli artisti come un simulacro di presenza, idolo, che va al di là del vero e del falso, prossimo al gioco, all'arte e alla cultura.
Nel contemporaneo le esistenze si confondono in un altrove, vivono un nuovo mondo, una cultura di interconnessione e un ambiente interconnesso in cui “o ci sei nei media o non sei nessuno” cioè non sei nessuno se non sei rappresentato.
Il ritratto artistico indagando l’alterità sospende la soggettività individuale.
All' interno del Reale, l'Umano sfuma continuamente nei suoi simulacri artificiali.
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