EFESTO
In tutte le sue opere c’è la ricerca sofferta, anzi quasi l’urgenza, di sondare percorsi espressivi personali e intensi che parlano di quella parte di noi più intima e nascosta dove tutto diventa eccessivo, scomposto, frammentato, contrastato e contradditorio.
Smaschera di noi la parte estrema e mai pacificata, l’inquietudine che ci portiamo dentro negli ancestrali ricordi reconditi della mente e del cuore alla ricerca di un senso che non è possibile trovare, di uno scopo che sarebbe follia, oltre che colpevole presunzione, ricercare.
Sono opere da tastare, da sentire con tutti i sensi per perdersi nei rilievi e nelle asperità delle tele alla ricerca del fragile ed effimero equilibrio che la vita ci permette nella speranza di una risposta all’eterna domanda mai chiaramente espressa. “Quale serenità è possibile per noi?”
E la risposta è: nero, nero, nero e graffi e squarci di colori e forme aliene, smozzicate, quasi calce viva; anfratti e porte mai aperte su luoghi di pace e nostalgie di un mondo lontano mai conosciuto poiché illusorio ed inesistente.
In questo incerto viaggio della vita
Commenti 0
Inserisci commento