"Alla ricerca del tempo perduto"

"Alla ricerca del tempo perduto"

Non sono un'ombra, anche se un'ombra si diparte da me. Sono una moglie. Sylvia Plath, "Three Women"
L'artista, prendendo in mano ago e filo di cotone, decontestualizza con attenzione perfettamente calibrata, situazioni giocate sul limite del tempo. E non è soltanto il riportarci a una memoria lontana che le interessa, quanto il poter ricreare a modo suo, come su un ipotetico telaio del vissuto, storie e vicissitudini immaginate attraverso moltitudini di famiglie sconosciute, con uno stile particolarmente definito e originale. Il ruolo femminile, giocato all'interno di dinamiche familiari, diviene così viatico di ricomposizione di un'identità viva e ancora in essere.
Oriella Montin seleziona avvenimenti precisi e momenti salienti di una vita (nascita del primo figlio, compleanno) per intervenire con una pratica, quella antica e domestica del rammendo, che simboleggia una condizione di cattività e nello stesso tempo di amore incondizionato quale quello materno.
Attraverso un contorto viaggio nel passato e l'ingabbiamento delle misteriose vite degli altri l'artista riporta alla luce, sviscerando la difficoltà dei rapporti, grazie anche a veri e propri collages che assemblano un mondo di volti ed eventi vissuti, talvolta scegliendo composizioni maggiormente concettuali, altre volte invece invadendo completamente l'immagine fotografica con un fitto ricamo ed elementi che si muovono su di uno stracciamento surrealista, il messaggio arriva chiaro. Il concetto della famiglia di origine, giocato su una doppia valenza semantica come luogo di serenità e di affetti profondi, protezione e cure ma anche fonte di conflitti insanabili, è il punto di partenza e il filo del ricordo ciò che la unisce, mentre il bianco e nero delle fotografie neutralizza le differenti personalità accumunandole ad uno stesso destino. Ma quel tempo perduto e struggente, presuppone l'affascinante segreto e la volontà di non sapere né denunciare.
Perché lo sanno tutti che dal groviglio dei legami familiari è difficile liberarsi. E quasi mai se ne esce senza farsi male. (by Francesca Baboni)
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