ESHO FUNI
Le artiste hanno sviluppato il progetto su binari paralleli, partendo dallo stesso background della danza, per comprendere la propria identità sia artistica che umana.
Lo strumento dell’improvvisazione, utilizzato nei video, ha aperto la possibilità ad un approccio alla rappresentazione di se stessi meno progettuale e più spontaneo, lasciando che l’azione in relazione al contesto definisca l’essenza dell’artista.
Il video diventa testimone della confessione personale e dell’unicità del momento in cui è stato composto, rinunciando all’artificio estetico e tecnico a favore dell’onestà, utilizzando quelle nuove tecnologie alla portata di tutti, smartphone o piccole fotocamere digitali. La serialità del progetto è dovuta alla volontà di osservarsi in diversi contesti e di aggiornare la propria identità che, per sua natura, è in continua evoluzione, il progetto infatti è tutt'ora in divenire, le artiste continuano infatti periodicamente a sperimentare l’improvvisazione del movimento in video, aderendo all’idea di ritratto e di ascolto di se stesse e dello spazio con il quale interagiscono.
I processi di ricerca delle due artiste sono nati in momenti diversi e in autonomia, solo
successivamente si sono riconosciuti e fusi in un unico lavoro: Esho Funi.
Esho Funi è preso in prestito dalla dottrina buddista, è il termine con cui si indica che l’entità della vita soggettiva e il suo ambiente sono mutuamente interrelate e operano insieme, creativamente.
Letteralmente si traduce con “due ma non due”.
1. "Non due"
2. "Stairs in Tokyo"
3. "Dancing on the rubble of my house"
4. "My Cage is a body"
5. "Venezia 3,15 a.m."
6. "Lento"
7. "The wave after the sharks"
8. "L'abbraccio"
9. "Like wind after all"
10. "Till Darkness"
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