Aletheia

Aletheia

Il progetto prende in considerazione la possibilità della fotografia e la sua dimensione psichica di diventare strumento di costruzione e rafforzamento dell’identità. Da uno stato di annullamento e deiezione in cui originariamente l’essere è celato a sé stesso può scaturire un’apertura di senso e una ricerca sul significato originario della verità. Sconfinando nel contesto della fotografia allestita e della narrative art, il progetto si appropria delle persistenze relative al tema del panneggio per renderlo metafora della metamorfosi e della liberazione dell’anima, da cui il titolo dell’opera, Aletheia. Il velo che imprigiona il corpo e che poi verrà lacerato e deposto ha la duplice valenza di costrizione e dis-velamento, che esprime con intensità ed energia spirituale e intimistica, il raggiungimento della realtà viscerale del soggetto disvelato. Attraverso la fissità di un gesto, attraverso un meccanismo psichico che attinge all’idea dell’immagine non come risultato, ma come processo, si cerca di restituire la nostalgia di uno stato primitivo, la speranza di un segreto, la dimensione inconscia del sublime.

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