Oltre sé
i social network, il desiderio di emergere, il fenomeno dilagante del selfie, hanno contribuito a svendere la propria immagine per conseguire un unico comune scopo: apparire. Ad ogni costo.
Non importa la qualità. Ma la quantità. Esserci. Il più possibile. Costruirsi identità fittizie pur di conquistare visibilità. Milioni di immagini che quotidianamente si impongono con violenza ai nostri occhi.
Qual è, quindi, il valore di un ritratto (d’artista) nell’era della svendita di sé stessi?. Che scopo può perseguire l’arte, quando deve confrontarsi con la rappresentazione dell’”io” nell’era della commercializzazione selvaggia dell’immagine? Cosa deve comunicare? Che rapporto può esserci tra il soggetto ritratto e il fruitore dell’opera, colui che osserva? Non sono forse essi due identità distinte che per loro malgrado si trovano messe a confronto?
Si guardano a vicenda, si fondono, anche se per un breve momento, e instaurano un dialogo, uno scambio.
Questo è l’intento di “Oltre sé”. Offrire la possibilità di ritrovare la propria identità perduta da uno sfruttamento della propria immagine, inaspettatamente. Osservare un ritratto e riscoprirsi parte di esso. Guardare sé stessi attraverso l’arte.
Il progetto qui presentato si compone di una serie di 5 autoritratti stampati su forex 60X65, sui quali sono stati montati specchi sagomati, che restituiscono senza costruzioni, ma naturalmente e inaspettatamente, il riflesso di chi osserva, che non preparato non riesce a posare e ritrova quindi il suo vero io. La sua essenza. Senza costruzioni. Senza sovrastrutture.
Le due immagini si fondono. L’”IO” dell’artista incontra l’”IO” dello spettatore, diventando un tutt’uno con esso. Creando un’unica e naturale opera d’arte.
You see me. I see you.
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