Assist compositivo impiegato nella configurazione di un altare urbano, OBEY è un esercizio critico di reazione, ordinato in un linguaggio connesso alla subcultura metropolitana. E’ un’opera, un solco, un tracciato inciso che si autoalimenta in un campionamento audio/video sviluppato in oggetti fisici, incastonati in un paesaggio sensoriale e contaminato da elementi utilizzati nella ritualità quotidiana. Matteo Liberi e Jay Artworx adottano una strategia di movimenti stilistici. Inseriscono frammenti di vissuto in espressioni lontane dalla tradizione del canone artistico. Elaborano, escono e agiscono in una nota di sintesi paradossale e contradditoria, missata e indirizzata a una società contemporanea liquida, annichilita dalla ripetizione e della riproducibilità tecnica, orientata, e capeggiata, dai mezzi di comunicazione di massa. (A.T.)
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