«Noi siamo quello che vediamo» è un dittico fotografico in cui due pizze sono state tagliate in modo da assumere la forma dei simboli politici (svastica, falce e martello) che hanno segnato la storia del ’900 e rappresentano, tuttora, una (tragica) polarità con la quale deve fare i conti il pensiero collettivo anche nel presente. La pizza evoca il tema ”alimentare” cui il titolo indirettamente rimanda. Infatti richiama la frase «noi siamo quello che mangiamo» del filosofo tedesco Ludwig Andreas Feuerbach (1804-1872) e, in questo modo, riassume il valore essenziale dell’atto del ”vedere” quale forma primaria di alimentazione della nostra anima ma ne denuncia, contemporaneamente, la mancanza di consapevolezza e l’incapacità di gestirla adeguatamente. Allo stesso modo in cui percepiamo una sovrabbondanza di offerta alimentare ma mangiamo spesso male e in modo non sano. Analogamente ritengo che ”vedere” rimandi alla ”forma” della nostra coscienza (il nostro grado di consapevolezza) e, quindi, ne rappresenti i limiti così come le possibilità.
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celeste,
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