Archeologia tradizionale ed industriale fuori e dentro la centrale

Archeologia tradizionale ed industriale fuori e dentro la centrale

A Roma, nella zona postindustriale di Via Ostiense c’è un posto molto speciale: La centrale Montemartini.
La centrale fu inaugurata nel 1912 e fu costruita nell’area vicina al fiume, per una disponibilità continua d'acqua, e fuori della cinta daziale, non soggetta quindi ad imposte sul combustibile. Nel 1963 una parte degli impianti fu messa fuori servizio e pochi anni dopo anche il resto cessò l'attività. Ristrutturata e trasformata durante gli anni ‘80 in "Art Center", da parte del comune di Roma, la Centrale ospita oggi un'esposizione permanente di sculture antiche romane provenienti dalla collezione dei Musei Capitolini.
E'’ un luogo dove ho colto subito un concetto: queste statue, busti e teste romane rivolgono il loro sguardo fuori. Attraverso una grande finestra sembra che guardino, con disprezzo, i brutti ruderi dei primi stabilimenti che sorsero nell’area (Miralanza, Italgas, Molini Biondi, Consorzio Agrario) e che nel tempo furono dismessi.
Le fabbriche anche ricambiano con i loro sguardi, e sono lì, tutte intorno alla Centrale Montemartini, unica loro sorella sopravvissuta. E sembra che rispondano agli sguardi sprezzanti delle statue rimarcando il fatto che hanno avuto il privilegio di essere protette dalla Centrale, e devono solo ringraziare la loro grande sorella.
Nel gioco di questi sguardi reciproci, si ha la sensazione che ormai le parti siano entrate in simbiosi e che ciascuno dei personaggi romani non possa più fare a meno del corrispondente rudere industriale così come ogni fabbrica deve quasi fondersi con la sua statua.

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