Cheeese
L’artista riflette sul “selfie game”, una mania, un modello sociale, comportamentale, simulacro di un mondo di realtà simboliche; sull’ essere unici ma anche sulla perdita, lo smarrimento e la privazione della natura dell’ individuo.
Attraverso una serie di autoscatti, realizzati però senza l’ausilio dello smartphone ed elaborati in seguito grazie all’utilizzo di un processo informatico, l’identità perduta sarà connotata dalla frammentazione e lo sdoppiamento; l’individualità invece dalle molteplici ed uniche sfaccettature del sé.
“Cheeese” non è solo un’astrazione ma un percorso che ha la sostanza della carne, di un occhio, di una bocca, di un volto giocoso, triste, allampanato, distorto, mascherato e alterato.
La storia e le esperienze personali, l’epoca storica, i luoghi in cui essa vive e gli atti mancati della propria esistenza, stimolano e impongono il dare vita al processo creativo. La ricerca personale sul linguaggio del nostro tempo e sulla dimensione antropologica caratterizza il suo lavoro.
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