"Non posso farne a meno": 1) installazione; 2) video; 3) audio
di Giuliana Silvestrini
Statement
il progetto tratta dell’ossessione di non riuscire a separarmi da cose/persone, e si è sviluppato intorno all’uso di indumenti in disuso, simbolo di vissuti ed identità diverse, abiti come pelle, coinvolgendo i sensi del tatto, vista e udito.
Il progetto consta di una grande installazione costituita da una rete posta in alto, dalla quale pendono e sono ammucchiati abiti usati che incombono sulle teste dello spettatore, ad evocare l’intreccio delle relazioni ed il loro peso nella vita. Al di sotto dell’installazione, sul pavimento della sala, c’è terriccio, come idea del basso/vita che si contrappone all’alto/etereo, al cielo/morte. La dimensione dell’installazione è variabile.
L’installazione è supportata da un video in cui si vede una mano che getta vestiti usati sul pavimento per poi riprenderli in un loop continuo a mimare l’impossibilità di separazione.
Una registrazione audio data da rumori (sono la registrazione dei rumori di quando si fa un cambio di abiti tra una stagione e l’altra). Il suono permea tutto l’ambiente, creando una nuova dimensione spazio/temporale che rende consapevoli del proprio corpo, quasi come se fosse materia solida.
Il suono è udibile in soundcloud, al link:
https://soundcloud.com/user749263544-siscia
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