Apparteneza
E’ una composizione di fogli di carta di polpa mista autoprodotta seguendo la tecnica delle cartiere del ‘600 italiano. Le immagini circolari, stampe inkjet b/n, sono prese da Google maps e trattate a photoshop. Raffigurano vedute della città di Catanzaro, mio luogo di nascita. È un lavoro che pone una riflessione sulla difficoltà di fruire completamente il paesaggio, una denuncia verso un mondo vissuto sempre più su tastiera che dal vivo, in cambio di una miriade di informazioni vuote figlie di un sistema mediatico bulimico. L’opera assume caratteristiche connesse all’appartenenza e alla memoria: con la posizione seriale delle piccole immagini tento di ostentare l’impossibilità di vivere pienamente e nitidamente un ricordo.
I fogli sono fissati su fili di nilon, come sospesi, tesi al suolo da pesi di piombo, strumenti utili alla pratica della pesca onnipresente nelle spiagge della mia infanzia, utilizzati da mio padre.
Oltre che per rendere tangibile un ricordo sotto nuova lettura formale, uso questi materiali per esprimere una concezione del binomio leggerezza/peso in chiave “Calviniana”: questi infatti, non sono da intendersi in antitesi, bensì complementari, l’uno figlio dell’altra.
La componente più paesaggistica dell’opera, risulta dunque essere paradossalmente il foglio fatto a mano in un processo che va dalla pianta al prodotto finito piuttosto che le immagini: non veri paesaggi ma mere e vuote rappresentazioni di essi, vani come l’apparire del nostro vivere contemporaneo.
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