DERIVA

DERIVA

Scultura, Memoria, Natura morta, 34x28x44cm
L'installazione è composta da un lavoro di Giuseppe de Mattia e da un lavoro video di Luca Coclite (https://vimeo.com/90553364), con il supporto di Ramdom (www.ramdom.net) all'interno del progetto "indagine sulle terre estreme". Nel complesso, l'opera, comprende una teca con all'interno alcuni capi d'abbigliamento (ritrovati lungo la costa del basso Salento) racchiusi e preservati dal tempo, e un video nel quale, sullo stesso lembo di terra, viene catturata un'imponente mareggiata invernale. De Mattia recupera abiti ritrovati tra i sassi e gli scogli ai piedi della vecchia colonia del capo di Leuca. Li raccoglie, li lava in mare come per decretarne una nuova vita e poi se ne prende cura rilavandoli e rammendandoli come se dovessero essere rimessi in uso.
In un gesto metaforico e romantico si prende cura dello scarto del tempo, di ciò che da qualche parte, di fronte a quella costa, è stato perso, abbandonato, strappato via e lo rende una reliquia dei nostri tempi. Il video di Coclite ripercorre l’iconografia dell’elemento naturale “mare” ponendo l’accento sul significato dicotomico fisico e mentale. Quest’ultimi sono i filtri secondo i quali dovranno passare in primis il benessere materiale e spirituale di ogni individuo.
Attraversare il mare significa viaggiare non in maniera volontaria, l’attraversamento è bensì un dolore che è elevato a cura.
Nella costellazione di simboli antitetici, che vanno dal romanticismo a oggi, il mare racchiude una miriade di significati
capaci di scatenare una serie indefinita di sentimenti contrapposti. Nell’accezione negativa, ad esempio, è la separazione e
lo straniamento, il mare in tempesta è il riflesso dei conflitti umani. Al contrario il mare traduce
perfettamente il desiderio o la volontà di svincolarsi dai limiti sociali o comunitari.
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