Il titolo del quadro riprende un verso dell’opera “La libellula” della poetessa Amelia Rosselli. La leggerezza, una delle ragioni poetiche dei miei lavori, mi porta a scegliere una figura o una forma per poi andare a togliere, a lavorare sul vuoto, sul senso dell’ignoto. Frutto di una serie di disegni, in parte realizzati al mio quarto anno all’Accademia di Torino e in parte ripresi quest’anno, la tela mantiene istintivamente un contatto con la leggerezza dei lavori su carta, nell’uso dello sfondo neutro e, tecnicamente, nella scelta della grafite e del carboncino. Le lievi campiture di colore a olio modellano nella parte inferiore un ventre e gambe femminili; in quella superiore invece piani e segni si stratificano e la figura assume contorni meno definiti, si disperde, si sfalda. Questo perdersi della figura nel segno pittorico, il suo perdere peso, crea una dualità complessiva dell’immagine: sintesi figurativa e tendenza all’astrazione, parte imprescindibile nella mia ricerca.
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celeste,
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