End And
Dittico composto di due opere, ‘AND’ ed ‘END’, rispettivamente intitolate ‘END’, ed ‘AND’. Le parole ‘and’ ed ‘end’, simili nei significanti, hanno significati antitetici: la continuazione e la fine. Si tratta tuttavia di parole complementari poiché l’una richiama sempre, dialetticamente, l’altra: il desiderio di continuazione non esisterebbe senza il suo contrario, il timore della fine, e viceversa. Così, quando diciamo ‘and’ temiamo la fine, e quando diciamo ‘end’ desideriamo la continuazione; una cosa diciamo, l’altra pensiamo, mentalmente inscindibili. Ecco perché l’opera ‘AND’ è dipinta di nero, a simboleggiare la fine della vita, mentre l’opera ‘END’ è dipinta di bianco, a simboleggiare l’inizio della vita. Ed ecco perché l’opera ‘AND’ si intitola ‘END’ e l’opera ‘END’ si intitola ‘AND’, titoli che completano ciascuna opera, sebbene apparentemente la contraddicano. Nella dialettica tra dire e pensare, ciascuna opera rappresenta il detto, ciascun titolo il pensato. Inoltre, ciascuna opera costituisce anche il titolo, il pensato, dell’altra opera.
Le tele sagomate a forma di lettere, dipinte di bianco o di nero, disposte a comporre delle parole, generano un lavoro che è insieme scultura, pittura e scrittura: una sintesi formale che allude alla sintesi concettuale operata in questo lavoro, ossia la riconduzione della complessità della vita al suo dualismo essenziale, la continuazione e la fine. La tela in questo lavoro assume anche il significante delle parole. La tela si fa parola, diventa il corpo della parola, nella misura in cui viene in-formata dalla forza attrattiva esercitata dal significato della parola. Assistiamo dunque a una dialettica tra la parola e la materia: da un lato, la parola è la forma, il concetto, filosoficamente inteso come l’intima essenza di una realtà materiale o astratta; dall’altro, la tela è la materia che concretizza la parola, che le dà un corpo, facendone un ‘fenomeno’ e consentendoci quindi di relazionarci pienamente ad essa.
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