Curami

Il primo punto è sempre lo stesso. Ci si pone sempre il problema del titolo,
"Per molti artisti è infatti necessario un incipit, una manifestazione letteraria e filosofica da cui scaturisce il momento creativo, una volontaria scelta di percorrere una determinata strada formale. Per altri al momento della genesi dell’opera è necessaria invece l’assenza di appigli letterari e radiofari mentali che orientino l’opera verso un preciso percorso manifestando la presenza ingombrante della coscienza."
Il titolo arrivò per caso, dopo una riflessione avvenuta allo spazio SENSUS di Claudio Cosma, col il medesimo curatore.
"Cosa elogia l'uomo? Cosa lo gratifica? E come avviene tutto ciò? "
Eravamo seduti in terrazza, su una panchina, di quelle verdi che di solito si trovano nei parchi. Lì, chiacchierando, di fronte delle opere d'arte in connubio con la natura, pensammo che ciò che gratifica l'uomo è la sua creatività. L'amore che mette nelle cose che gli piace fare e di cui ama circondarsi.
Nel giustificare la soluzione creatività, capimmo che chi crea, inventa, fantastica e lo fa attuando un percorso attraverso la cura di sé.
Da qui "la cura".
La cura di sé o "cura sui" come spesso è definita in molti testi, introduce ad un concetto generale e strumento fondamentale, sia teorico che pratico, di tutte le discipline che regolano lo scibile e la tecnica humana oltre che progetto riflessivo della formazione dell'individuo come persona sociale, professionale ed emotiva. Chiaramente la maggior forza argomentativa risiede nella presentazione delle pratiche formative in cui la cura di sé si realizza.

La parola usata in quest'opera, "Curami" , inoltre, introduce attraverso un gioco di parole alle dinamiche dell'arte contemporanea tra curatore e artista, con un invito o un'esclamazione imperativa, ad essere proposto e imposto nel panorama artistico.