Escapism
Desiderando personalmente questo tipo di evasione, ho scelto di creare paesaggi idilliaci, fantomatici luoghi di rifugio, fotografando all’interno del luogo simbolo della quotidianità, la casa. Ho reso quindi impossibile l’immediatezza del segno, che si va a scindere tra il suo significante (ovvero l’oggetto che realmente viene fotografato) e il suo significato (ovvero l’immagine mentale che viene veicolata attraverso gli occhi dell’osservatore).
I paesaggi che vanno formandosi sono luoghi vergini, inalterati e paradossalmente non plasmati secondo le necessità umane, che ci portano quindi lontani dalla realtà che siamo abituati a vivere.
Fondamentale è il fatto che le immagini vengano presentate con una inclinazione prospettica di quindici gradi. Ciò comporta che il fruitore delle stesse immagini diventi protagonista, poiché costretto a cambiare il classico punto di vista frontale rispetto alla fotografia, al fine di ricomporla seguendo le proporzioni originali del formato 2:3. L’osservatore, inoltre, svolge fisicamente le stesse azioni del fotografo per poter visualizzare l’immagine correttamente, chiudendo un occhio e scegliendo un determinato punto di vista. L’utilizzo di una distorsione prospettica è inoltre finalizzato ad evidenziare il fatto che sia la prospettiva sia l’escapismo siano due concetti puramente ideologici.
Commenti 1
Inserisci commento