A.A.A.A. CERCASI (l'Arte Aiuta Ad Amare)

A.A.A.A. CERCASI (l'Arte Aiuta Ad Amare)

A.A.A.A. CERCASI (l’Arte Aiuta Ad Amare)

“ Non si tratta di partire dalla pittura per arrivare alla natura. E’ dalla natura alla pittura che bisogna andare.”
Pablo Picasso

Cos’è la Natura? Sembra una domanda facile a cui dare una risposta, ma quello che noi usualmente classifichiamo come Natura è composta da una miriade di eccezioni, regole, sentimenti, emozioni. L’abitudine dell’essere umano di incasellare ogni cosa in uno spazio ristretto costruito per rientrare in schemi mentali riduttivi, non può esprimere appieno quello che è la Natura. Piante, animali, uomo: sono Natura. Ma cosa di essi lo è? L’aspetto, gli elementi che li costituiscono, le classificazioni in cui sono incasellati, oppure l’anima, l’essenza, il loro stesso esistere.
La Natura che incontra l’arte; non un semplice incollaggio di materiali diversi tra loro, disposti uno sull’altro ma sempre separati, ma la Natura che diventa parte integrante dell’arte stessa essendo il perno attorno al quale nasce l’opera, senza la quale la stessa non esisterebbe. La Natura stessa diventa arte.
Ed è questa simbiosi che il Movimento Marmista vuole esprimere nelle sue opere: materiali propri dell’ambiente naturale e materiali propri della Natura artistica dell’uomo, che si fondono per creare una nuova Natura, trasversale a tutte le varie sfaccettature che in essa convivono. Ecco che così si giunge ad una nuova definizione di Natura: l’anima umana espressa in un quadro. Così si può ammirare una fotografia, una lastra di marmo, una tela fondersi fra loro per realizzare quello che l’artista ha dentro di se e vuole condividere con il mondo.
L’uomo chiama la Natura Madre perché fonte di vita, ma la Natura dell’uomo la sta inesorabilmente distruggendo. E, infatti, questo stesso uomo che si definisce “sapiens”, nel suo delirio di onnipotenza nei confronti di ogni altro essere che coabita con lui questo pianeta, sia esso animale, vegetale o un suo stesso simile, usa il suo sapere con scelleratezza autodistruttiva.
Si ripropone, quindi, il pensiero di Hobbes dell’ “homo homini lupus” (già ampiamente descritto nell’opera “Niente è più come una volta?”): la Natura distruttiva dell’uomo lo rende lupo per i suoi simili. E il periodo più buio della storia recente ne è un esempio perfetto. L’avvento del nazional–socialismo in Germania che portò alla Seconda guerra mondiale e allo sterminio in massa degli ebrei, sono l’espressione di una Natura umana permeata da odio e violenza.
Da qui nasce il mio progetto. Nel 2012 ho partecipato attivamente all’apertura del Museo presso Villa Contarini-Giovanelli-Venier a Vo’ Vecchio (PD). Dopo anni di restauro è stata riportata agli antichi splendori la casa natale del maestro Concetto Pozzati. Ma la storia della villa la vide tristemente nota come campo di detenzione per gli ebrei della zona destinati ai campi di concentramento negli anni 1943-44. Il mio quadro vuole essere da un lato un tributo al maestro, dall’altro un monito affinchè pagine così tragiche non debbano più essere scritte nei libri di storia.
Sulla colonna di sinistra sono incise le date dei rastrellamenti effettuati dai tedeschi. Dei 47 ebrei deportati ad Auschwitz soltanto in 3 sopravvissero.

Il 9 settembre 2012 dopo anni di abbandono la villa venne inaugurata come museo della Shoah e del paesaggio. La mostra di quel giorno venne curata personalmente dal maestro Pozzati e dedicata a suo padre Mario, che ne è stato il proprietario.
Al centro foto digitale applicata su lastra di marmo. Da tutti gli scatti fotografici che ho effettuato al maestro, nonchè amico Concetto, ho usato quello che ritengo essere il più significativo: un gruppo di persone che parlando fra loro rendono possibile un progetto nuovo, atto a portare gioia all’anima. Ecco, quindi, che in un luogo che ha visto la Natura umana malvagia compiere atti così atroci, il semplice comunicare e l’amore per il bello della Natura umana benevola, possono far riaffiorare la parte migliore di noi.
Può, dunque, l’arte aiutare ad amare? Io penso di si. Essa è l’espressione della nostra parte migliore. Con essa si può, anche a distanza di anni, riuscire a riparare dove le diplomazie hanno fallito e si può dare più amore o insegnare ad amare le diversità che spesso, anche oggi, non vengono tollerate ne capite.

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Commenti 3

Teresa Palombini
10 anni fa
Tanti auguri per il premio!
Gianpaolo Marchesi
10 anni fa
Bellissimo!
Cristina
10 anni fa
Cristina Educatore
Come sempre un uso del colore fenomenale.....e un messaggio profondo......meriti la vittoria!!!!!!!!!!!

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