Pensiero volante non identificato

N.B.: Per una più approfondita comprensione del progetto si suggerisce vivamente di consultare il catalogo ad esso dedicato contenente le immagini, i testi sinottici delle opere ed i testi critici di alcuni importanti studiosi http://www.kappabit.com/edizioni_kappabit/cinema/001_catalogo_strangis_web.pdf
Oltre che il blog http://pensierovolantenonidentificato.blogspot.it/
e l'intervista su JULIET http://julietartmagazine.com/it/pensiero-volante-identificato/

In fine si specifica che le descrizioni delle opere sono reperibili anche nella sezione dedicata alle opere dell'artista sulle pagine di celeste network e nel caso di video negli spazi dedicati al testo su vimeo (quindi si suggerisce ai selezionatori di farvi riferimento non essendo possibile inserire la descrizione delle opere singole nello spazio di testo dedicato dal network per il premio progetto).

PENSIERO VOLANTE NON IDENTIFICATO : opera intermadiale e pluricellulare, modulare ed itinerante. BREVE DESCRIZIONE:
La presente raccolta di opere è parte del progetto Pensiero volante non identificato, un “concept show itinerante” ideato e realizzato dall'artista Lino Strangis e che, come nei luoghi in cui è stato fisicamente installato, trova modo di rimodularsi sulle pagine di Celeste network). Una installazione ambientale e “mobile” costituita da videoproiezioni, videoinstallazioni, video-sculture, performance sonore, stampe digitali, opere di suono, interattive e mixed media.

Una grande metafora della capacità del pensiero umano di spingersi continuamente oltre i confini del già noto, espressa in plurimi linguaggi. L’artista ci conduce, proponendo processi visionari, attraverso universi metaforici in cui il pensiero, che assume le sembianze di volatili (che però non battono mai le loro ali trattandosi di volo mentale) come di animali mitologici, si libera in volo attraversando spazi nuovi e percorrendo inusitate “vie”, allarga i propri orizzonti... Con questo progetto Strangis intende ricercare l’intermedialità e la confluenza di molti dei più attuali linguaggi artistici ma anche la «relativa reversibilità» di questi, concependo un’ “opera totale” (di richiamo wagneriano) in cui tutti gli elementi interagiscono e costruiscono «un ecosistema di esperienze e di senso, incontrandosi oltre i confini tra le categorie, le tecniche e le semantiche, sublimandosi le une nelle altre e valicando i loro presunti limiti».

Questo processo intermediale si sviluppa a partire dalla ricerca circa la composizione audiovisiva sperimentale in cui Strangis fa confluire tutti i linguaggi artistici re-inventandoli e ri-scoprendoli in nuove ed inedite soluzioni «formali e semantiche allo stesso tempo» e inoltre propone un laboratorio di opere "derivate" in cui cerca di ri-trovare, selezionando e modificando alcuni fotogrammi il "fare quadro"; inserendo le opere audiovisive in diversi oggetti, la tridimensionalità e l'oggettualità della scultura e così via all'infinito.

L’artista, che ha iniziato il suo percorso partendo dalla musica e proseguendo con la
pittura e la scultura, è approdato alle arti audiovisive sperimentali proprio per la loro possibilità di accogliere tutte le forme d’arte precedentemente esistenti e porle in confronto con i propri limiti e la loro essenza, portarle oltre grazie agli strumenti di elaborazione e modificazione digitali e questo progetto ne è una solida prova.

Strangis pratica così, tra le varie discipline toccate, una pittura in movimento, che cri-stallizzata in fotogrammi dà luogo a quadri digitali; la scultura tramite gli oggetti trovati e rettificati, prosecuzione dei ready made duchampiani, che modifica per accogliere le audiovisioni, trasformandoli in “contenitori magici” (anch’essi scelti per la loro capacità di integrare ed ampliare le stratificazioni metaforiche).

Ideatore del concept e “mano” che esegue tutti i passaggi del lavoro egli realizza interamente le opere che ne sono parte, dalla regia all’animazione, dal montaggio alla sonorizzazione, dalla
costruzione degli oggetti scultorei all’allestimento-installazione.

I suoi lavori sono concretamente «musica per gli occhi del terzo millennio» (mutuando l’espressione di G. Dulac riscoperta alla luce della nostra epoca e degli strumenti che la caratterizzano, le tecnologie digitali come «luogo di metalinguaggi») e visioni sonore, composizioni audiovisive sperimentali capaci di mutare il dna del tempo e dello spazio e di immergerci in esperienze dal potentissimo impatto percettivo. A tutto questo si accompagna una profonda ricerca riguardo le modalità di installazione e conseguente fruizione dei contenuti audiovisivi che sta alla base di opere quali l'installazione bi-oculare o il bauletto/portagioie interattivo. (testo tra caporali di Lino Strangis)

Veronica D’Auria

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