Riflessioni (dittico)
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Il nostro rapporto con il cibo è troppo spesso soltanto compulsivo,
una sorta di cuscino emotivo facilmente tele-guidato da suggestioni
e meccanismi di desiderio indotto. Finiamo, quindi, per essere fortemente
condizionati, se non soggiogati, nelle nostre scelte alimentari, decisamente
esagerate rispetto al nostro reale fabbisogno. Di fronte a questi specchi
veniamo invitati a riflettere su questa condizione, che ci vede allo stesso tempo
spettatori e protagonisti, consumatori e merce in un loop perverso.
Nel tempio sempre più potente dell’economia globale è di prioritaria
importanza agevolare il disagio psicofisico e la malattia, per avere poi il redditizio
privilegio di poterli curare.
L’installazione dei due elementi specchianti l’uno di fronte all’altro
crea visivamente questo loop infinito in cui l’osservatore si trova ingabbiato in
questa “prigione di segni” (schema dei tagli di carne da macello)
trasformando la sua immagine da “consumatore” ad “essere consumato”.
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