Make a good choice

Make a good choice

Pittura, Filosofia, Figura umana, Olio, 240x60cm
Fin da piccoli, e con fatica, impariamo ad abituarci all'idea del distacco, della separazione, del limite: elementi che caratterizzeranno inevitabilmente e intrinsecamente la nostra vita, le nostre relazioni, la nostra capacità di farci capire, il nostro agire quotidiano.
Nella nostra esperienza di tutti i giorni, la distanza che percepiamo tra obiettivi e realizzazione degli stessi è spesso incolmabile, così come la distanza tra diversi punti di vista, tra diversi modi di sentire, tra inconciliabili culture; le scelte sono inevitabili e le scissioni, talvolta, irreversibili.
Riconoscersi è riconoscere le proprie scelte. Nella crescita è implicata irrimediabilmente la scelta e con essa la separazione, la negazione di qualcosa in favore di qualcos'altro; nella crescita è implicata la rinuncia.

Nonostante tale presa di coscienza, col passare del tempo, non è detto che l'occhio non continui a vedere anche a palpebre abbassate ciò che gli è stato fisicamente precluso: esso immagina, teme, percepisce, prospetta possibilità, tenta ancora di abbracciarle tutte, come agli inizi della sua esistenza e, attraverso l'arte, ricompone le divisioni.
L'arte può ancora assolvere la funzione di riappropriazione delle potenzialità che non esprimeremo nella nostra realtà quotidiana.
In essa quindi riscopriamo che molteplici possono essere gli sguardi: l'arte è percezione espansa, sensorialità dilatata, amplificata, è complessità e compresenza di opposti.
Essa ricompone dolorose dicotomie, riesce a far convivere paradossi e contraddizioni concretizzandoli in una forma o in più forme - visibili e tangibili, malleabili, fluide e vive, vibranti e pulsanti -, dà senso e validità a qualcosa che consideriamo inattuabile.

Non impone scelte l'arte, dunque, ma ciò non implica che ci voglia perennemente giovani irresponsabili, troppo lontani dalla realtà, chiusi in un mondo di inutilità, astrazione e irrazionalità, intenti ad inseguire ossessivamente il "mai visto" e il "mai detto" fini a se stessi, e l'ancor più illusorio "mai pensato".
Al contrario l'arte ci spinge a tenere aperte consapevolmente le possibilità, senza dare per scontato nulla, ad immergerci nelle molteplici realtà cercando lì il nuovo, non in quanto qualcosa di necessariamente scevro da ciò che già si conosce o si crede di conoscere, ma in quanto interazione tra diversità.

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Commenti 2

Emilia Maria Chiara Petri
10 anni fa
grazie mille Gianpaolo :)
Gianpaolo Marchesi
10 anni fa
Bellissima!

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